Siamo ad Alto Santo, uno sperduto paesino nella povera Vale do Jaguaribe, a 243 km da Fortaleza, la capitale dello Stato del Cearà; un posto dove non esistono cinema, teatri, né altri svaghi per la popolazione. La cittadina, nonostante si trovi nell’arido e misero sertão (una sorta di savana brasiliana), è diventata , per la stampa internazionale, il simbolo della sfrenata passione del Brasile per il calcio, unico divertimento in una zona tra le più povere della Nazione. Alto Santo si è lanciata in un’opera pubblica piuttosto contestata, non tanto per il gusto estetico, quanto per la sua effettiva utilità: uno stadio di calcio con una capacità di 20.000 persone, che è una versione brasiliana del Colosseo romano. La struttura, chiamata Ceará Coliseum, ha già richiesto una spesa di 1,315,000.00 milioni di dollari, finanziati per la metà dal Ministero dello Sport ma finora, però, si è realizzato solo ¼ della struttura progettata.
Tante le incongruenze: nonostante la Vale do Jaguaribe sia segnata da problemi di siccità e Alto Santo abbia dichiarato da tempo lo stato d’emergenza, l’erba dello stadio viene curata e irrigata con abbondante acqua e la situazione è aggravata dall’inconsistenza dell’Alto Santo Futebol Club, società fondata nel 2007, due anni prima dell’avvio dei lavori, che attualmente non disputa nemmeno la prima divisione regionale anzi, a causa dei debiti acculati un anno dopo la fondazione, non è iscritta a nessun tipo di competizione. Ma l’ex sindaco della città, Adelmo Aquino, ideatore del progetto del Coliseu, è fiducioso, dicendo: “Lo stadio aumenterà il potenziale turistico e porterà entrate per le imprese locali. Il progetto è a lungo termine e sarà gradualmente completato in dieci anni. Fra una decina d’anni Alto Santo avrà una popolazione maggiore, e vogliamo che lo stadio sia pronto”. La prima fase del progetto prevede solo la realizzazione di 6.000 posti, mentre i restanti 14.000 sedili verranno costruiti in una seconda fase.