Buone nuove da Fukushima: nessun picco di bimbi nati con malattie dopo il disastro nucleare del 2011

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Fukushima_nuclearIl tasso di bambini nati con problemi di salute nella prefettura di Fukushima, dove si trova la centrale nucleare del disastro di marzo 2011, non si discosta dalla media nazionale. L’ha sostenuto un recente rapporto del ministro della Sanità nipponico, di cui parla oggi il sito internet in inglese del quotidiano Asahi shimbun.

Tre rilevazioni sono state effettuate sulle madri in attesa e suelle neo-mamme della prefettura di Fukushima dopo l’incidente della centrale Fukushima Daiichi. La prima è stata realizzata dall’Associazione giapponese degli ostretici e dei ginecologi, la seconda dal governo della prefettura e la terza dall’Università medica di Fukushima.

Keiya Fujimori, docente di ostetricia e ginecologia presso l’Università medica di Fukushima, che ha operato in tutte e tre le valutazioni, ha spiegato che in tutto 13.770 bambini sono nati nella prefettura nel 2012, circa il 10 per cento in meno rispetto al 2011. Nel 2013 poco meno. Si ritiene che l’esposizione ad alte dosi di radiazioni durante la gravidanza può provocare malattie come la spina bifida e altre patologie. Tuttavia, la Commissione internazionale per la protezione radiologica ha raccomandato che non c’è bisogno di aborti terapeutici in aree in cui l’esposizione a radiazioni da parte dei feti non superi i 100 milisievert.

Secondo le valutazioni nei primi quattro mesi dal disastro, l’esposizione è stata inferiore a 5 millisievert per il 99,8 per cento della popolazione della prefettura. I dati finora disponibili, ha spiegato il ricercatore, dovrebbero dare una certa tranquillità sulla possibilità di far nascere e crescere figli a Fukushima. Diversa la situazione psicologica delle madri. Secondo le rilevazioni, in Giappone, circa il 10 per cento delle donne che hanno partorito presenta sintomi di depressione. Nella prefettura di Fukushima nel 2011 era il 27 per cento e nell’area di Soso, vicina alla centrale, raggiungeva il 30 per cento. Nel 2012 questo dato medio era sceso al 25 per cento.

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