Il centro Bristol-Myers Squibb ha annunciato nuovi ed importanti dati dello studio clinico ALLY che ha valutato a 12 settimane daclatasvir (DCV) in combinazione con sofosbuvir (SOF) senza ribavirina in pazienti con epatite C (HCV) genotipo 3, che risultano fra i più difficili da trattare.
I risultati dello studio, che hanno dimostrato una risposta virologica sostenuta a 12 settimane dalla fine del trattamento (SVR12) nel 90% dei pazienti naïve e nell’86% di quelli che avevano fallito una precedente terapia, sono stati presentati al “The Liver Meeting® 2014”, appuntamento annuale dell’Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (AASLD), che si è appena concluso a Boston.
“Nello studio ALLY-3, sia i pazienti naïve che quelli che avevano fallito una precedente terapia hanno ottenuto tassi elevati di risposta virologica sostenuta (SVR). Questi risultati sono incoraggianti poiché i pazienti con genotipo 3 risultano essere tra i più difficili da trattare”, ha affermato David R. Nelson, Professor of Medicine, Molecular Genetics and Microbiology Director, UF Clinical and Translational Science Institute, e Assistant Vice President of Research alla University of Florida. “Il genotipo 3 è associato a una più rapida progressione della malattia e rimane una sfida all’efficacia anche dei nuovi trattamenti. I risultati di ALLY-3 dimostrano che è possibile offrire una cura ai pazienti con genotipo 3 con un regime tutto orale di 12 settimane”.
Questi risultati rafforzano quanto già emerso sulla combinazione daclatasvir e sofosbuvir. I dati provenienti da uno studio randomizzato, in aperto, di daclatasvir e sofosbuvir nei genotipi 1, 2 e 3 hanno dimostrato che il regime di 24 settimane di daclatasvir e sofosbuvir (con o senza ribavirina) ha ottenuto una SVR12 nell’89% dei pazienti con genotipo 3. Lo studio ALLY, presentato al “The Liver Meeting”, ha valutato il regime per 12 settimane, dimezzando la precedente durata del trattamento. Altri studi ALLY in corso stanno valutando pazienti HCV di diverse popolazioni e genotipi: pazienti cirrotici e che hanno ricevuto un trapianto di fegato così come pazienti co-infetti HIV, naïve e pretrattati.
“L’HCV è una malattia complessa e la comunità scientifica ha bisogno di disporre di differenti opzioni per poter rispondere ai bisogni clinici di salute ancora insoddisfatti”, ha sottolineato Douglas Manion, Head of Specialty Development, Bristol-Myers Squibb. “Daclatasvir ha mostrato in laboratorio attività pan-genotipica e questo elemento sta assumendo sempre più importanza man mano che acquisiamo maggiori conoscenze sulla complessità dell’HCV. Inoltre, la potenzialità di daclatasvir di essere combinato con molti altri farmaci, incluso sofosbuvir, è significativa per lo sviluppo di nuove opzioni di trattamento che possano aiutare a guarire pazienti con ogni genotipo” .
Nello studio ALLY-3, il regime di combinazione con daclatasvir e sofosbuvir è stato ben tollerato, senza alcun decesso, eventi avversi gravi correlati al trattamento o interruzione per eventi avversi. Gli effetti collaterali più frequenti (? 5%) erano cefalea (19,7%), affaticamento (19,1%), nausea (11,8%), diarrea (8,6%), insonnia (5,9%), dolore addominale e artralgia (entrambi 5,3%). Sono stati inoltre osservati 17 insuccessi del trattamento (11,2%), con 16 ricadute dopo la fine della terapia e 1 immediatamente al termine del trattamento. Non c’è stato nessun insuccesso nel corso della terapia in questo regime senza ribavirina.
In questo studio clinico di fase III, in aperto, sono stati arruolati 152 pazienti con HCV genotipo 3; 101 naïve al trattamento e 51 già trattati hanno ricevuto daclatasvir 60 mg e sofosbuvir 400 mg una volta al giorno per 12 settimane, con 24 settimane di follow-up. L’endpoint primario era la percentuale di pazienti che sono stati curati, definiti come assenza di virus misurabile 12 settimane dopo la fine del trattamento in pazienti naïve e pretrattati. L’abstract della presentazione è disponibile sul sito web di “The Liver Meeting”.
Il virus dell’epatite C attacca il fegato ed è trasmesso per contatto diretto con sangue ed emoderivati infetti. Nel mondo l’infezione da virus dell’epatite C colpisce circa 170 milioni di persone e negli Stati Uniti si stima siano cronicamente infetti tra 2,7 e 3,9 milioni di persone. Fino al 90% delle persone affette da epatite C non elimina spontaneamente il virus e diventa cronicamente infetto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 20% dei pazienti con epatite C cronica svilupperà cirrosi; fino al 20% di questi ultimi potrà progredire fino al tumore del fegato.
Il genotipo 3 colpisce 54,3 milioni di persone ed è il secondo più diffuso al mondo dopo il genotipo 1 (83,4 milioni). È oggi il genotipo potenzialmente più difficile da curare e la natura più aggressiva del genotipo 3 è legata ai danni che provoca al fegato poiché è associato alla progressione della malattia, a maggiore aumento della steatosi e a un più alto rischio di carcinoma epato-cellulare.
L’impegno della ricerca di Bristol-Myers Squibb è focalizzato su molecole in fase di sviluppo avanzato per offrire ai pazienti con epatite C il massimo valore possibile. Al centro della nostra pipeline è daclatasvir, un potente inibitore pan-genotipico del complesso di replicazione NS5A (in vitro), che continua ad essere studiato in regimi multipli di trattamento e in pazienti con co-morbilità. Daclatasvir è stato recentemente approvato nell’Unione Europea per l’uso in combinazione con altri medicinali per il trattamento nell’adulto dell’infezione cronica da HCV genotipi 1, 2, 3 e 4. Daclatasvir è stato anche approvato in Giappone in combinazione con asunaprevir, un inibitore della proteasi NS3/4A. Il regime Dual daclatasvir + asunaprevir in Giappone è il primo trattamento tutto orale, senza interferone e ribavirina per pazienti con infezione cronica da HCV genotipo 1, inclusi quelli con cirrosi compensata.
Nel 2013, il regime tutto orale daclatasvir TRIO di Bristol-Myers Squibb (daclatasvir/asunaprevir/beclabuvir) ha ricevuto la Breakthrough Therapy Designation negli Stati Uniti, il che ha aiutato ad accelerare l’avvio del Programma di Fase III UNITY, attualmente in corso. Le popolazioni in studio comprendono pazienti naïve con e senza cirrosi e pazienti precedentemente trattati. Oltre agli studi UNITY-1 e UNITY-2, sono tuttora in corso lo studio UNITY-3, in pazienti giapponesi con genotipo 1 naïve al trattamento e già trattati, e lo studio UNITY-4, che sta esaminando il daclatasvir TRIO senza ribavirina in pazienti con e senza cirrosi in Corea, Russia e Taiwan. Daclatasvir TRIO è in studio come combinazione a dose fissa, somministrata due volte al giorno.