Missione compiuta con successo da Philae per l’atterraggio sulla “sua” cometa, ma è solo l’inizio di una grande avventura dell’esplorazione spaziale
Frenesia, felicità ma anche nervosismo. Questo lo stato d’animo del team che ieri ha concluso con successo l‘atterraggio della sonda Philae sulla cometa 67/P, cometa che gira in orbita intorno al sole ad una velocità massima anche di 135.ooo km/h.
E’ stato chiaro da subito che quella di ieri è una missione dei record, per vari motivi, ed è una missione che parla anche italiano.
Alcuni degli strumenti più importanti per la missione spaziale come l’assemblaggio, le simulazioni di volo e il supporto nelle fasi di discesa, nonché un folto gruppo di ricercatori coinvolti nel progetto sono italiani.
Il lancio di Philae fa parte di Rosetta, una complessa missione europea che ha coinvolto circa 20 nazioni, e uno dei principali ruoli e’ stato ricoperto proprio dall’Italia, sin dalle origini quasi 30 anni fa grazie al contributo fondamentale di molti ricercatori e progettisti, tra cui Angioletta Coradini scomparsa recentemente. Dei 21 strumenti a bordo su Rosetta e il lander Philae, che da adesso analizzera’ il ‘terreno’ della cometa, alcuni sono sotto la responsabilità italiana. Si tratta di Virtis (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) il cui responsabile scientifico e’ Fabrizio Capaccioni dell’Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Infn), Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) con Alessandra Rotundi dell’Universita’ “Parthenope” di Napoli e la Wac (Wide Angle Camera) con Cesare Barbieri dell’Universita’ di Padova.
Ecco perché la sonda Philae è già la sonda dei record:
E’ la prima sonda ad atterrare su di una cometa, quindi un gesto di per sé storico se non addirittura uno spartiacque nella storia delle esplorazioni scientifiche; e dato che le comete sono dei distaccamenti derivati dalla formazione del sistema solare, gli scienziati sperano che la sonda possa svelare ulteriori indizi sulla formazione e sviluppo della Vita sulla Terra.
La sonda Philae aveva una probabilità di riuscire nel suo atterraggio minore del 75%, rilevano gli scienziati. Ma ad aggravare la missione era la conformazione stessa della cometa. La cometa 67/P infatti era risultata alle prime indagini pieni di fossi e pendii che impedivano un corretto atterraggio. Dopo, invece, è stato individuata una superficie piana di 1 km chiamata Agilkia. Perciò la sonda non poteva assolutamente non centrare la zona di atterraggio; il che è stato fatto con il supporto dei tecnici, ma non poteva neanche tentarlo una seconda o terza volta perchè i suoi arpioni e piccozzi erano stati programmati in modo tale da resistere alla forza gravitazionale della cometa e alla sua temperatura per un solo atterraggio. Si comprende quindi la difficoltà e la necessaria precisione messa in campo dal team che ha effettuato il distaccamento di Philae dalla sonda madre Rosetta.
A cosa servirà Philae? Quale il suo contributo per la scienza? Philae permetterà di capire se è stato un bombardamento di comete sulla Terra a generare la formazione dei mari e degli oceani sul nostro pianeta, e se, in una reazione a catena, grazie alla formazione dei bacini d’acqua si sono sviluppati i primi esseri viventi.
Nello specifico, le comete sono distaccamenti fatti di ghiaccio risalenti alla fase di formazione dei pianeti nel nostro sistema solare, circa 4 milioni e mezzo di anni fa. Grande parte della sostanza di una cometa è fatta d’acqua che diventa vapore a contatto con il sole producendo microscopiche particelle di polvere.
Quando la cometa si avvicina al sole, si riscalda e parte di questa polvere può essere quindi asportata per rivelare la geologia della cometa stessa. Dalle analisi e rilevazioni che compirà Philae gli studiosi tenteranno di capire l’origine del sistema solare e delle molecole organiche che hanno generato la vita sulla Terra.
Se la missione Rosetta ha già fatto storia per il suo lancio in orbita dieci anni fa e per aver raccolto negli anni dati sul nucleo delle comete, sulla composizione chimica dei gas che le circondano e tanto altro, lo stesso se non di più farà Philae, strumento chiave per rispondere chissà ad alcune delle domande millenarie dell’Uomo: chi siamo? da dove veniamo?