Impressionante ciclone extratropicale di 924 hpa sferza il mare di Bering, le isole Aleutine rischiano di essere spazzate da furiosi venti di uragano

MeteoWeb

weatherbombUna potentissima ed impressionante “depressione-uragano” extratropicale, fra le più profonde mai registrate prima sul mare di Bering, caratterizzata da venti molto violenti, ad oltre i 130-140 km/h, e forti precipitazioni, colpirà entro le prossime 24 ore le isole Aleutine, causando molti disagi e costringendo le popolazioni locali a stare chiusi all’interno delle proprie abitazioni sino al suo passaggio. Secondo alcuni meteorologi statunitensi potrebbe trattarsi niente meno che ciclone extratropicale più potente mai registrato nella storia sopra le fredde acque del mare di Bering. Nella nottata, fra venerdì 7 e sabato 8 Novembre, il minimo barico centrale facente capo al profondissimo ciclone extratropicale pare sia profondato sotto la soglia dei 924 hpa. Un valore veramente impressionante, da capogiro, anche per il Pacifico settentrionale, che ha innescato un impressionante quando profondissimo “gradiente barico orizzontale” lungo il bordo più meridionale del ciclone extratropicale. Solitamente valori barici cosi profondi si possono trovare all’interno dei grandi cicloni tropicali che completano lo stadio di maturità, raggiungendo la 3^ o la 4^ categoria della Saffir-Simpson.

Già nei giorni scorsi il bordo occidentale della gigantesca tempesta, in sviluppo sullo mar di Bering, hanno causato forti nevicate che hanno assunto carattere di “blizzards“ sulle coste settentrionali della penisola di Kamchatka, dove il manto nevoso depositato al suolo è stato spazzato dalle furibonde raffiche di vento, prevalentemente da N-NE e NE. In molte zone sono l’impressionante tempesta rischia di causare forti inondazioni e gravi erosioni del terreno. Quello che si teme maggiormente sono le forti mareggiate, sollevate dai violentissimi venti raggiungeranno l’intensità di uragano, che rischiano di inondare diverse aree della costa meridionale delle Aleutine, a seguito dell’irrompere di grosse ondate, alte più di 8-9 metri. Sulle aree costiere meridionali delle isole Aleutine si attendono forti mareggiate che stando al movimento del profondissimo vortice di bassa pressione, dovrebbero colpire con durezza le coste meridionale delle isole Commodoro, le isole Rat e l’arcipelago delle Near, con ondate molto pericolose, alte fino a 7-8 metri. Queste onde enormi saranno sollevate dalle forti tempeste da SO e S-SO in azione in queste ore lungo il mare di Bering e sul Pacifico nord-orientale, dove il fittissimo “gradiente barico orizzontale”, disteso dalla penisola di Kamchatka fino all’Alaska sud-occidentale, raggiunge i suoi massimi.

Proprio questo bacino, già di per se considerato uno dei mari più tempestosi e pericolosi del pianeta, dove si sono consumate parecchie tragedia (molti i pescherecci affondati, specie durante le grandi battute di pesca ai Granchi giganti che affollano i fondali dello stretto di Bering), è considerato molto grosso, forza 8 della scala Douglas (che classifica le condizioni meteo/marine in presenza di mare vivo), con onde gigantesche a largo che hanno superato pure i 9-10 metri di altezza, in prossimità del cuore della tempesta. Il formidabile e profondissimo ciclone extratropicale, dalle caratteristiche fredde, si è rapidamente sviluppato e rapidamente approfondito nei giorni scorsi a ridosso della penisola di Kamchatka, lungo le coste dell’estremo oriente russo. Un massiccio afflusso di masse d’aria gelide dall’entroterra montuoso della Siberia orientale ha ulteriormente alimentato la grande struttura ciclonica extratropicale, alla cui base si appoggiava un afflusso di aria molto più umida e tiepida d’estrazione sub-tropicale, da SO, in risalita dal tratto di oceano antistante il Giappone, convogliata dal grosso anticiclone di blocco presente sul Pacifico settentrionale. Lo scontro fra l’aria mite e umida oceanica con quella molto più fredda e secca d’estrazione siberiana, in uscita dalle coste della Siberia orientale, ha fatto sviluppare un intenso sistema frontale nei bassi strati, con un fronte freddo e un fronte caldo, ben delineati sul mare di Bering, che a poco a poco sono stati riempiti dall’aria sempre più fredda che scivolava dalla Siberia orientale.

Ma la vera causa scatenante del prorompente processo ciclogenetico è stata senza ombra di dubbio associata al passaggio di un “Jet Streak”, massimo di velocità del “getto polare”, sopra il mare di Bering. Sulla parte settentrionale del Pacifico è in azione un promontorio anticiclonico, sul cui bordo settentrionale scorre un ramo molto intenso del “getto polare”. Quest’ultima è una sorta di lungo fiume d’aria che spinge aria artica verso il Pacifico nord-occidentale. Al suo interno vi è il “Jet Streak”, collegato al fronte polare (la zona di confine fra l’aria polare e quella temperata delle medie latitudini). Proprio i “Jet Streaks”, come capita in Atlantico, sono i veri motori del tempo atmosferico e innescano lo sviluppo dei grandi cicloni extratropicali. In questo caso il passaggio di un intenso “Jet Streak”, sopra il mar di Bering, ha favorito lo sviluppo di una importante anomalia della tropopausa, agevolando l’intrusione di aria dalla stratosfera, molto secca e stabile, la quale scorrendo al di sopra dell’aria molto più tiepida e umida, in scorrimento nei medi e bassi strati, ha contribuito ad instabilizzare l’intera colonna d’aria, accelerando l’intero processo ciclogenetico.

In questo caso la circolazione depressionaria si trovava nell’uscita sinistra del “getto polare”, e sopra è passata una “dry intrusion” stratosferica che ha dato ulteriore enfasi all’approfondimento del maestoso ciclone extratropicale. Nei bassi strati invece, lungo la linea di demarcazione tra le opposte masse d’aria, si è generata una intensificazione della circolazione depressionaria che è andata ad interagire in quota con l’anomalia positiva di vorticità potenziale, indotta dal “Jet Streak”. Quest’ultima, a sua volta, ha raggiunto più facilmente la circolazione “baroclina” nei bassi strati, forzandola per una seconda volta. L’effetto sinergico della circolazione a due livelli ha determinato una mutua amplificazione che si è estesa a tutta la colonna d’aria, evolvendosi in una ciclogenesi strutturata nei medi e bassi strati.

Il profondo minimo barico centrale nelle ultime ore è sceso sotto la soglia dei 928 hpa e dal mare di Bering tende ad avvicinarsi alle Aleutine occidentali, portando con se violente tempeste di vento che toccano i 130-140 km/h, con raffiche sostenute capaci di lambire persino i 160-170 km/h nel settore freddo post-frontale della circolazione ciclonica, lì dove sono attivi i violenti venti da O-SO, Ovest e O-NO che da ore spazzano con violenza il mare di Bering, rendendolo da molto grosso (forza 8) fino a tempestoso (forza 9), ultimo stadio della scala Douglas. I venti più violenti dovrebbero investire le isole Commodoro, le isole Rat e l’arcipelago delle Near, dove potranno registrarsi raffiche davvero molto violente, che potrebbero toccare punte di oltre 160-170 km/h, se non addirittura superiori nei punti più elevati di queste.

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