La nebbia tra scienza, musica e poesia. Le norme per scongiurare gli incidenti

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NEBBIA 1Da un po’ di giorni non si vede altro che nebbia in pianura padana. Un pensiero non può non andare ad una delle poesie di Giovanni Pascoli, “Nebbia”, in cui il poeta chiede proprio alla nebbia , personificata, di nascondergli ciò che è lontano nel tempo (cose passate) e nello spazio (cose lontane) perché provocano solo pianto e dolore. La nebbia, dunque, è la barriera che Pascoli erge tra sé e il mondo esterno, affinchè lo protegga dall’ignoto e dalla morte, lasciandogli vivere solo le poche umili cose rassicuranti in quanto appartenenti al “nido” (casa, giardino, piante, cane). “La nebbia agli irti colli piovigginando sale…” recita la lirica San Martino di Giosuè Carducci, in cui il poeta descrive l’atmosfera festosa dell’11 novembre, giorno di San Martino, in un borgo della Maremma Toscana, Bolgheri, paese d’infanzia del grande poeta.

La nebbia, sciogliendosi in una lieve pioggerella, risale per le colline rese ispide dagli alberi spogli, scheletrici poiché privi di fogliame e al paesaggio desolato autunnale si contrappone la vivacità del borgo, in piena attività, dove il mosto fermenta nei tini e l’odore aspro del vino nuovo rallegra i cuori. La nebbia, quel velo ben conosciuto alle genti del nord che scende improvviso e cela tutto quanto, che annulla il paesaggio, rendendolo simile ad un’informe bolgia dell’Inferno dantesco; ha persino una musicalità, perfettamente racchiusa in una delle più note canzoni di Roberto Vecchioni, “San Siro”, che dice :”Ricordi il gioco dentro la nebbia/ tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là”; per non parlare , poi , de “Il fiume e la nebbia” di Fiorella Mannoia: “è questa la nebbia che confonde/ e che ci inghiotte sempre un po’/ e con amore ci nasconde/ in una parola è il Po”.

Nei casi di nebbia, che provoca disagi alle attività umane, in particolare nelle zone in cui è particolarmente frequente (es. pianura padana), compromettendo il traffico veicolare sia su strada che in aereo, con rallentamenti o vere e proprie paralisi dei trasporti ed un elevato numero di incidenti, è necessario osservare alcune semplici norme comportamentali: in presenza o in previsione di tale fenomeno atmosferico, diminuite la velocità durante la guida, rispettando le indicazioni sui pannelli luminosi a messaggio variabile sulla cartellonistica che si trova lungo la strada, osservando, in particolare, le limitazioni di velocità, variabili a seconda della visibilità disponibile; aumentate la distanza di sicurezza, accendendo, in caso di nebbia durante il giorno, gli anabbaglianti, i proiettori fendinebbia e le luci posteriori antinebbia. Ovviamente concentratevi attentamente sulla strada e sulla guida, evitate i sorpassi nelle strade con carreggiata a doppio senso, restate costantemente informati per conoscere gli eventuali tratti interessati da ridotta visibilità oppure da code, scegliendo percorsi alternativi.

Ed ancora, evitate soste su corsie d’emergenza se non per motivi di assoluta necessità (es. guasto del veicolo con impossibilità a procedere, malore ecc.), azionando le luci intermittenti e quelle di posizione e tenendo acceso il faro rosso antinebbia. Se il conducente scende dalla vettura deve indossare il giubbetto retroriflettente. Infine, tenete a bordo sempre un cellulare per eventuali richieste di soccorso senza scendere dal veicolo e senza muovervi a piedi lungo la carreggiata. Spesso la stampa parla di “nebbia killer”, nonostante il killer sia, alcune volte, il conducente che si comporta in modo incosciente. Magari, tramite l’osservazione di queste semplici norme comportamentali, gli incidenti potrebbero essere evitati! Concludo con un poesia che mi sta a cuore, scritta nel Bosco di Courton dal grandissimo Giuseppe Ungaretti nel luglio 1918, la nota “Sereno”: “Dopo tanta nebbia ad una ad una si svelano le stelle. Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo”.

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