La scrittrice pavese Renza Dealberti inizia a scrivere per affrontare il dolore della malattia: è così che nasce il libro Senza Tregua.
Il silenzio che circonda la malattia oncologica si può spezzare con la parola scritta. I dati ISTAT rilevano che nel 2013 sono stati riscontrati circa 360.000 nuovi casi di tumori: diversi studi dimostrano che la scrittura aiuta i pazienti oncologici ad affrontare la malattia.
Nei più grandi ospedali oncologici degli Stati Uniti la scrittura, lo scrivere di sé, dopo una prima fase di incertezza pioneristica, ha acquistato una sua metodologia e si è vista riconoscere il carattere curativo. La consapevolezza dell’efficacia della terapia della scrittura, in affiancamento a quella farmacologica, nella lotta contro le malattie neoplastiche. non è un prerogativa d’Oltreoceano: anche qui in Italia, in molti istituti di cura per il cancro, sono stati organizzati dei laboratori tenuti da professionisti e volontari.
La stessa organizzazione LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, ha più volte sostenuto iniziative che mirano ad integrare le tradizionali terapie farmacologiche con terapie che vedono la scrittura come uno strumento per i paziente per affrontare la malattia non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico.
Sul Journal of Pain & Symptom Management è stato pubblicato uno studio condotto dalla professoressa M. Soledad Cepeda del Tufts New England Medical Center di Boston. I risultati di questo studio mostrano che alcuni malati di cancro possono trarre beneficio dall’esprimere i loro sentimenti e le loro emozioni attraverso la scrittura. L’atto dello scrivere aiuta i pazienti a comprendere se stessi e i propri bisogni.
Senza Tregua, la raccolta di prose liriche della scrittrice pavese Renza Dealberti, nasce così. Quando nel 2005 le è stata diagnosticata una grave malattia, la Dealberti si è trovata di fronte alla progressiva perdita di se stessa, dei suoi interessi, delle sue passioni: “La malattia rischiava di annullarmi” afferma la scrittrice, “sebbene avessi vicino tanti affetti, un marito che mi amava, progressivamente stavo perdendo me stessa, le mie passioni. È così che è nato questo libro. La scrittura è stata per me un’ancora di salvataggio, un modo per entrare in contatto con il dolore e affrontarlo. Mi sono sottoposta ad una sorta di autoanalisi per ritrovare me stessa“.
La Dealberti inizia a scrivere, perché scrivere l’aiuta a scoprire nuovi percorsi e a intraprendere nuove direzioni. Inizia la sua ricerca della bellezza, oltre e al di là della malattia. Senza Tregua è un memoir nato dall’urgenza di dare una testimonianza. “La prosa lirica” afferma la scrittrice “mi ha consentito di affrontare un tema spinoso come il dolore, affidandomi all’eco eterno della poesia, e alla ragione della filosofia” e continua “Attraverso un canto continuo, ho descritto, addolcendola, la drammaticità del dolore. Non esistono regole per affrontare il dolore, perché colpisce senza regole e senza preavviso. Non è semplice vivere e convivere con una malattia persistente come il cancro perché il tempo della persistenza mina il tempo del futuro. La malattia neoplastica è caparbia e rifiuta ogni soluzione immediata. Dunque, occorre cercare di estrapolare dal male una guida che renda meno dura l’esistenza coatta con la malattia. Io ho individuato la mia guida nell’amore per me stessa e nella vita, unica fonte che può alimentare il coraggio” e conclude dicendo “Non si può amare la vita se non ci si ama, e amarsi significa non smettere mai di sperare, e di lottare senza tregua“. (…)
Renza Dealberti è nata a Broni – nell’Oltrepò Pavese – il 19 settembre 1967. Ha conseguito la maturità ed ha frequentato la scuola Infermieri dell’Ospedale Civile di Piacenza dove, nel 1991, si è diplomata con profitto. Ha frequentato l’Università di Parma, facoltà di Lettere e Filosofia, sostenendo esami di Filosofia. Gli studi universitari hanno acceso ancor più la passione per la filosofia stessa, e per la poesia che ha continuato a coltivare negli anni.