Il lago Maggiore che ha raggiunto il massimo storico del periodo a Sesto Calende e il livello del fiume Po che è salito di un metro a Piacenza nelle ultime 24 ore sono rappresentativi delle difficoltà in tutti i corsi d’acqua con piene, esondazioni e frane in molte aree della Penisola dove è allarme nelle campagne e nelle città. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti nella mattina del 13 novembre sugli effetti dell’ondata di perturbazione che ha fatto salire a 2,5 miliardi il conto delle perdite all’agricoltura nazionale nel corso del 2014 tra danni strutturali, calo produttivo, maggiori costi per la difesa della colture e stravolgimento nei consumi. Dal monitoraggio su tutto il territorio nazionale emerge un quadro desolante a partire dalla Puglia dove – riferisce la Coldiretti – si è aggravato il bilancio degli effetti causati nel Tarantino dalla violenta tromba d’aria che, partita dal mare, ha scaricato tutta la sua forza devastante sulla fascia orientale della provincia ionica. Sono oltre 1000 – precisa la Coldiretti – gli ulivi secolari sradicati oltre agli ingenti danni causati dalla forza del vento alle strutture con capannoni scoperchiati e tendoni abbattuti nella zona tra Sava e Fragagnano. In Piemonte – rileva la Coldiretti – allarmano i livelli ancora alti del Lago Maggiore e del Lago d’Orta, mentre le esondazioni, a intermittenza del Sesia a Prarolo, oltre a quella dei torrenti Cervo a Formigliana e Buronzo ed Elvo a Carisio rischiano di mettere sott’acqua l’agricoltura in diverse aree del Vercellese, complicando le ultime operazioni di taglio di riso e mais e mettendo a rischio la semina dei cereali. La preoccupazione maggiore, comunque, è il rischio di frane nelle aree montane. Nel Novarese – riferisce la Coldiretti l’esondazione di laghi e di corsi d’acqua ha allagato numerosi terreni agricoli. In particolare la coltivazione del mais, ancora totalmente presente nei territori di collina e parzialmente in pianura, ha subito le conseguenze peggiori. Fortunatamente – aggiunge la Coldiretti – le risaie hanno fatto da cassa di espansione naturale, salvando le città e i paesi della piana dall’incubo dell’alluvione. La mappa dei danni stilata dalla Coldiretti in Lombardia disegna un territorio con fiumi e torrenti ingrossati, allagamenti nelle golene, laghi fuori dall’alveo, smottamenti e campi “affogati”. “Fra Lodi e l’emiliana Piacenza sono sott’acqua non meno di 600 ettari di campi. Sono andati perduti i raccolti a cereali e una grande parte della produzione di fieno. Nella Liguria devastata dalle frane, anche le limitate zone di pianura – prosegue la Coldiretti – non sono state esenti da danni all’agricoltura. Le perdite maggiori riguardano gli ortaggi e le coltivazioni a piante aromatiche dell’Albenganese. Il monitoraggio dei danni – conclude la Coldiretti – è tuttora reso difficile dai problemi di viabilità e dalle difficoltà di collegamento.