Se nasci in Trentino, ami l’inverno, la neve e il freddo. Ma deve esserci dell’altro per spingere un giovane 30enne ad andare in missione nell’Antartide le temperature sono estreme (la massima raggiunge i -30°C e la minima i -85°C) e i venti soffiano gelidi.
Lorenzo Moggio, originario di Cles comune della Val di Non, è un ricercatore specialista in Fisica, dottorando in Didattica e Comunicazione della Fisica che ha accettato di partire il prossimo 29 Novembre per una missione scientifica proprio nel luogo più inospitale della terra.
È stato infatti selezionato per far parte della trentesima spedizione italiana in Antartide, l’undicesima annuale nel sito Dome C. La missione fa parte del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra), finanziato con un budget di 20 milioni di euro l’anno dal Miur, che vede la responsabilità scientifica del Cnr e quella di attuazione logistica dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
Lorenzo non è nuovo a esperienze off limit come questa. «Ho già partecipato alla sesta spedizione invernale tra il 2009 e il 2010 — racconta— “in gergo si chiama “Winterover”. Per motivi climatici, infatti, l’accessibilità al continente è possibile solo nell’estate australe, da novembre a febbraio. La scorsa volta ho raggiunto la base Concordia, dopo oltre 15 giorni di viaggio percorrendo un tratto a bordo di una nave rompighiaccio. Quest’anno, invece, raggiungerò la Concordia volando prima in Tasmania, poi alla base antartica australiana Casey, quindi a bordo di un piccolo aereo ad elica, lo Twin Otter, fino al sito Dome C. Le provviste e il materiale, carburante compreso, saranno invece trasportate nella stazione con delle “traverse”, carovane di mezzi cingolati che partono dalla costa e in dieci giorni raggiungono il sito».
Come si svolge una giornata tipo in una stazione avvolta della neve perenne? Lorenzo racconta che si alza presto per controllare i dati climatologici raccolti. Dopo pranzo, si reca a piedi a circa 3 chilometri di distanza alle strumentazioni, camminando contro raffiche di vento gelide. Dopo due o tre ore trascorse a calibrare la strumentazione alternando pause nei container riscaldati, ritorna alla base dove prepara il radiosondaggio meteorologico quotidiano, e il lancio di un pallone pieno d’elio necessario per compiere previsioni meteorologiche.
La spedizione a cui Lorenzo ha partecipato nel 2010 è stato tradotta in una mostra fotografica in esposizione fino all’8 dicembre al Museo delle culture del mondo di Castello D’Albertis di Genova.
E’ dunque la passione a motivare questo giovane italiano, una passione ‘estrema’ come il clima che si appresta a studiare.