Mentre è ancora forte l’eco del successo della sonda europea dell’Esa Rosetta che studierà la sua cometa 67/P, sempre più privati sono attirati dal mercato che cresce intorno alle attività spaziali. A partire da colossi come Google che vedono nella commercializzazione dei risultati delle missioni scientifiche in orbita, o nell’uso delle infrastrutture spaziali a terra, un business in crescita esponenziale. Il colosso di Mountain View ha infatti chiuso nei giorni scorsi con la Nasa un contratto di 60 anni per affittare, per 200 milioni di dollari, un campo d’aviazione dell’ente spaziale statunitense, nei pressi del suo quartier generale nella Silicon Valley. L’accordo prevede che Mountain View investa queste risorse per utilizzare l’infrastruttura della Nasa nella “ricerca, nello sviluppo e nell’assemblaggio e nei test per l’esplorazione spaziale, nell’aviazione, nella robotica e in altre tecnologie emergenti” come ha riferito la stessa Nasa. Ma non solo. Lo stesso Ente spaziale statunitense ha recentemente aperto il mercato spaziale americano ai privati per realizzare navette con cui lanciare, dopo il ritiro dello storico Shuttle, astronauti dal suolo Usa, senza dover ricorrere alla Russia e alla sua Soyuz. Sulla base di un contratto della Nasa da 6,8 miliardi di dollari, in corsa ci sono già la navetta Dragon della società Space X e la Cst-100 di Boeing. Meno bene è andata alla società Sierra Nevada che ha fallito i test e poi aperto un contenzioso con la Nasa. Ma se questi sono solo gli ultimi passi, ben più consolidato è il mercato spaziale per le Tlc che, con decine di satelliti già in orbita, pesa 5-6 miliardi di dollari di ricavi in tutto il mondo. Senza contare la nuova frontiera del turismo spaziale, o quella dell’Osservazione della Terra per le emergenze ambientali e climatiche in atto sul pianeta. “L’Osservazione della Terra è uno dei mercati più promettenti delle attività spaziali” afferma all’Adnkronos Elisio Giacomo Prette, presidente e amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia (Thales-Finmeccanica). “L’Osservazione della Terra -spiega Prette- vede l’Italia come Paese tecnologicamente leader grazie alla costellazione duale, cioè civile e militare, dei satelliti Cosmo SkyMed”. Questo settore, sottolinea, “apre al nostro Paese, alle aziende italiane, un nuovo importante canale export con le immagini che arrivano dai satelliti Cosmo, oltre a ricadute occupazionali di rilievo, basti pensare solo ai 400 posti di lavoro garantiti oggi su questa costellazione”. “In orbita ci sono già i primi 4 satelliti Cosmo SkyMed realizzati grazie all’impegno dell’Agenzia Spaziale Italiana e del ministero della Difesa, adesso noi stiamo preparando i due satelliti di nuova generazione. E, se i finanziamenti saranno garantiti, come ci auguriamo con la prossima Legge di Stabilità, manteniamo gli stessi livelli occupazionali e possiamo allargare il lavoro” aggiunge. “Fino a pochi anni fa -rimarca Prette- l’Osservazione della Terra era un settore spaziale solo fortemente istituzionale e solo le nazioni più avanzate si preoccupavano di sviluppare queste tecnologie”. “Le immagini del pianeta -spiega Prette- si registrano con tecnologie ottiche che lavorano solo con la luce solare, di giorno, e sono i rilievi ‘fotografici’ utilizzati poi, per esempio, da Google Maps. La nuova frontiera tecnologica, invece, sono le immagini radar disponibili 24 ore su 24, in ogni condizione, di giorno e di notte”. “E’ la tecnologia radar dei satelliti italiani Cosmo SkyMed che sta producendo immagini già richieste da altri Stati, per grandi emergenze di inquinamento marino, aprendo un nuovo export”. “E sono immagini -conclude Prette- usate anche in questa ultima, grave emergenza maltempo sulle aree alluvionate in questi giorni in Italia”.