Anche in Europa, in determinate condizioni meteorologiche, nel periodo invernale, si possono verificare vere e proprie tempeste di neve, che nulla hanno da che invidiare ai grandi “Blizzards” nord-americani, o alle bufere che sovente travolgono le coste occidentali dell’isola di Hokkaido. Basta ricordare la grande tempesta di neve che sabato 23 Marzo 2013 travolse gran parte dell’Ucraina. Ed in modo particolare la capitale Kiev, dove in meno di 24 ore di forti nevicate si accumularono oltre 50-60 cm di neve fresca, ma con picchi che arrivarono fino al metro di altezza nei sobborghi limitrofi, alla periferia della città. Per non parlare dei cumuli eolici prossimi ai 1.5-2.0 metri. Da queste parti la neve, in inverno, rappresenta la piena normalità per il clima spiccatamente continentale. Ma gli accumuli abbondanti sono poco frequenti visto che l’inverno è la stagione più secca dell’anno.
Quell’evento fu così intenso da costringere le autorità ucraine a decretare lo “stato d’emergenza” in tutto il paese, visto che i trasporti via terra e quelli ferroviari e aree rimasero totalmente paralizzati, dapprima dalle bufere di neve, con accumuli prossimi anche al metro, e dopo dal gelo, con i termometri che crollarono anche sotto i -20°C. Cumuli di neve giganti, ormai totalmente ghiacciati, resero impraticabili le strade di gran parte dell’Ucraina, come mostravano le immagini trasmesse dalle televisioni ucraine. Centinaia di auto, gli autobus e i camion rimasero bloccati sulle autostrade nell’area occidentale e centrale del paese. Quel giorno, a causa della tempesta di neve, accompagnata da venti piuttosto intensi e da temperature glaciali, oltre 380, fra villaggi e città, rimasero al buio, in particolare nelle regioni di Lviv, Dnipropetrovsk e Ivano-Frankivsk. A ciò si aggiungeva pure il fenomeno dello “scaccianeve basso”, ossia i turbini di neve sollevati dalle forti raffiche di vento, che azzerava a pochi metri la visibilità orizzontale, rendendo impossibile qualsiasi tipo di spostamento.
In alcune località poco ad ovest di Kiev, a causa dell’azione delle forti nevicate e degli intensi venti da N-NE, Nord e N-NO, che raggiungevano punte di oltre i 70-80 km/h, alcune abitazioni furono letteralmente sepolte dai cumuli di neve, creati dalle furiose raffiche settentrionali. Per la capitale ucraina, cosi come per altre città dell’Ucraina centro-occidentale, si trattò di una delle bufere di neve più intense degli ultimi 10 anni. Questa tempesta di neve, che causò notevoli disagi e purtroppo anche danni in gran parte dell’Ucraina, fu prodotta dal passaggio di un intenso sistema frontale, associato ad una profonda depressione extratropicale, colma di aria gelida artico continentale in costante invorticamento, che dalle coste della Romania nord-orientale si spostò verso il settore più settentrionale del mar Nero, approfondendosi ulteriormente, fino a presentare un minimo barico al sud, poco ad est della Crimea, sceso sotto i 990 hpa.
Un profondo ciclone a carattere freddo causò una vera e propria tempesta di neve sull’Ucraina centro-occidentale
Dal punto di vista sinottico in quei giorni la situazione barica in Europa era dominata da un potente blocco, alla circolazione zonale, eretto da un imponente anticiclone artico, con massimi fin sui 1060 hpa, che dall’Artico norvegese si estendeva fino alla Scandinavia e al mar Baltico. Lungo il bordo orientale di questa enorme struttura anticiclonica artica, capace di arrestare l’umido e mite flusso perturbato atlantico all’altezza di Terranova e il mar del Labrador, scivolava un grosso blocco di aria gelida, di origine artica continentale, che dalla Novaja Zemlja e dal mar di Barents scivolava verso le Repubbliche Baltiche, la Bielorussia, l’Ucraina occidentale e tutta la regione carpatica, con isoterme di -35°C -40°C a 500 hpa e -10°C e -15°C a 850 hpa. Scivolando verso latitudini più meridionali, verso la Romania e la Bulgaria, questa massa d’aria gelida, già dalla giornata di giovedì 21 Marzo 2013, cominciava ad interagire, più ad est, con aria decisamente più calda ma anche umida, che sostava fra la Turchia e il bacino del mar Nero, risalendo il lato occidentale di un anticiclone dinamico posizionato sul Medio-Oriente.
I forti contrasti termici che si sono venuti a creare fra le differenti masse d’aria hanno favorito la formazione di una “banda baroclina”, ben strutturata nei bassi strati, fra i Carpazi orientali e il mar Nero. Il passaggio in quota, nell’alta troposfera, di una saccatura colma di aria gelida, ha favorito il rapido innesco di una ciclogenesi a carattere freddo, secondo l’”IPV-thinking“. L’effetto di innesco (“triggering”) della circolazione depressionaria avviene sempre ad opera di una ondulazione della tropopausa, dettata dall’affondo della saccatura artica, colma di aria molto fredda d’origine polare. Conseguentemente a questa prima azione di “forcing” l’avvezione calda ad est del minimo barico ha causato una anomalia di temperatura potenziale positiva, mentre ad ovest del minimo l’avvezione fredda determinava una anomalia di temperatura potenziale negativa. Lungo la linea di demarcazione, tra le due avvezioni nei bassi strati, si è assistito, nel corso della giornata di venerdì 22 Marzo 2013, ad una intensificazione della circolazione depressionaria che ha da subito interagito in quota con l’anomalia positiva di vorticità potenziale. Quest’ultima, a sua volta, raggiungendo più facilmente la circolazione “baroclina” nei bassi strati, l’ha forzata per una seconda volta.
L’effetto sinergico della circolazione a due livelli ha determinato una mutua amplificazione che si è estesa a tutta la colonna d’aria, evolvendosi in una ciclogenesi strutturata nei medi e bassi strati. Quest’ultima, nel corso della notte, fra venerdì 22 Marzo 2013 e sabato 23 Marzo 2013, spostandosi verso il settore più settentrionale del mar Nero e la Crimea, ha iniziato a incamerare, al suo interno, una parte del blocco di aria gelida, di origine artica continentale, scivolato verso i Carpazi, approfondendosi fin sotto i 990 hpa. Nel corso della giornata di sabato 23 Marzo 2013, questa profonda circolazione depressionaria extratropicale assieme all’annesso sistema frontale, ormai interamente riempito da masse d’aria gelide d’estrazione artica continentale, si è spostata verso il mar Nero settentrionale, apportando nevicate forti e diffuse su gran parte dell’Ucraina centro-occidentale, che sono state ulteriormente enfatizzate dall’interazione fra l’aria gelida continentale, che scivolava da NE e N-NE, con le più miti e umide correnti sud-occidentali, attive fra il mar Nero e l’Ucraina orientale. Proprio l’interazione fra le differenti masse d’aria e l’apporto di un significativo quantitativo di umidità dal mar Nero sono stati gli elementi che hanno reso le nevicate così intense e persistenti. Inoltre lo sviluppo di un ciclone così profondo, sotto i 990 hpa, ha attivato venti molto forti, prevalentemente da N-NE, Nord e N-NO, che hanno spazzato buona parte dell’Ucraina centro-occidentale, a seguito dell’inspessimento dell’intenso “gradiente barico orizzontale”, che presentava i propri massimi sull’ Ucraina centro-occidentale e nell’area attorno la capitale, dove sono state misurate raffiche fino a 70-80 km/h.