La grande quantità, ma soprattutto la qualità dei dati che sono oggi disponibili permette agli astronomi di ricavare molte più informazioni rispetto a qualche anno fa, come spiegano a Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica, Valentina Salvatelli e Najla Said, le due studentesse di dottorato del Dipartimento di Fisica della Sapienza e Infn, che insieme al loro relatore Alessandro Melchiorri hanno lavorato per diversi mesi all`analisi dei dati collaborando con Marco Bruni e David Wands dell`Università di Portsmouth.
“Abbiamo messo insieme le informazioni per verificare alcuni modelli che descrivono l`energia oscura, ipotizzando l`esistenza di un meccanismo che trasformi la materia oscura in energia oscura”, continuano Salvatelli e Said. “Inoltre, i nostri dati indicano che questo tipo di interazione sia iniziata almeno 7 miliardi di anni fa. Riteniamo, perciò, che il nostro modello sia più consistente con i dati osservativi rispetto al modello cosmologico standard, dove materia oscura ed energia oscura evolvono indipendentemente l`una dall`altra, perché permette di riconciliare meglio le osservazioni dell`Universo vicino e lontano”.
Il modello cosmologico standard, secondo le autrici, non sarebbe più sufficiente a spiegare come funziona il cosmo e se l`energia oscura sta diventando sempre più dominante e la materia oscura si sta lentamente dissolvendo, le prospettive dell`evoluzione cosmica futura non sembrano alquanto rosee, con lo spazio che sarà sempre più vuoto. In ogni caso questo lavoro presenta buone prospettive per la comprensione del più grande enigma della cosmologia moderna, l`energia oscura, che su scala cosmica è strettamente legato al destino dell`Universo.
Universo a rischio vuoto: l’energia oscura consuma la materia oscura
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