Babbo Natale: da San Nicola alle renne, le origini di un mito

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E’ l’uomo dell’anno, tutti gli anni. Da secoli e a tutte le latitudini, perche’ col passare del tempo – sotto il suo capiente manto – ha assorbito valori e leggende, tratti somatici e nomi di battesimo, tradizioni e operazioni commerciali dai quattro angoli del pianeta diventando Babbo Natale, l’icona poco meno che universale che oggi conosciamo. Il suo pezzo forte, si sa, sono i regali. Babbo Natale e’ innanzitutto un tipo generoso. Il prototipo perfetto, considerato per questo il vero progenitore dell’omone col sacco, e’ San Nicola, vescovo cristiano del IV secolo. Di famiglia ricca, a 17 anni – conosciuta la morte per pestilenza dei genitori – si fa prete e inizia a donare le sue proprieta’. Sulla sua figura fioriscono leggende su su nei secoli fino ad arrivare alle orecchie di Dante Alighieri che nel canto ventesimo del Purgatorio fa rievocare “la larghezza/che fece Niccolo’ a le pulcelle/per condurre ad onor lor giovinezza”. Per rimediare alla mancanza di dote di tre ragazze in eta’ da marito, il vescovo decise – un giorno dopo l’altro – di regalar loro tre sacchi di monete d’oro. Il terzo giorno trovo’ la finestra della casa chiusa ma volle onorare il suo impegno e l’ultimo sacco lo getto’ dal camino, dove secondo alcune versioni, il padrone di casa aveva lasciato le calze ad asciugare. Un perfetto catalizzatore di leggende, dunque. Oltre ad aver resuscitato tre chierici derubati e uccisi da un oste, meritandosi per questo anche la nomina a protettore degli studenti, Nicola avrebbe avuto l’abitudine di regalare ai bimbi sacchetti di monete. Nicola muore il 6 dicembre del 343, data che sarebbe divenuta una delle ricorrenze usate proprio per lo scambio i doni. In un periodo dell’anno non lontano dai saturnali, la festa della Roma imperiale in cui si istituzionalizzarono gli scambi di piccoli doni – strenne -, e a un tiro di calendario dal 25 dicembre, giorno in cui si sarebbe radicata la festa per la nascita di Gesu’. Inoltre Nicola veste di rosso e ha una barba bianca, look che secondo alcune fonti avrebbe conservato anche dopo la nomina a vescovo. Il suo volto, scavato e vagamente ascetico, ben lontano dal paffuto omone reso celebre dalla Coca Cola, ben si prestava a incarnare l’essenza di un’altro filone della tradizione popolare. Quello dell’uomo misterioso che in circostanze al limite della leggenda portava doni ai bambini. E’ il caso del germanico Odino, un san Nicola dark, con il bastone “pastorale” ma con un occhio di meno. Questi nel periodo del solstizio invernale procedeva a una grande battuta di caccia accompagnato da altri dei e guerrieri caduti. Per cibare Sleipnir, il suo cavallo volante, Odino raccoglieva gli alimenti che i bambini deponevano nelle calze ricambiandoli con doni. Un buon pezzo di Babbo Natale arriva pero’ anche dalla tradizione britannica. Un omone barbuto con indosso un mantello verde fino ai piedi incarnante lo spirito della bonta’ del Natale. Immagine codificata nel Canto di Natale di Charles Dickens sotto il nome di Spirito del Natale presente. La vera ribalta internazionale pero’, il nostro eroe la conosce quando passa l’Atlantico. A portarlo nei futuri Stati Uniti ci pensano gli olandesi legati al culto di Sinterklaas (San Nicola), poi storpiato in Santa Claus. Questa figura porta con se il corredo del vescovo anatolico: le vesti rosse, si appoggia al pastorale e viaggia a su di un quadrupede (ora una capra, ora un asinello, ora un cavallo bianco che lo fa volare). La sua fortuna popolare viene immortalata da uno scrittore di New York nel 1823 con la poesia “A visit from Saint Nicholas”, dalla quale esce un signore rotondo e paffuto con gli occhiali e i vestiti rossi. Profilo tradotto in immagine dal raffinato disegnatore tedesco, poi emigrato negli Usa, Thomas Nast. A lui, nel Natale del 1862. si deve l’immagine del signore paffuto con barba bianca, giacca rossa da pigiama invernale e stivali. A dotarlo di renna ci ha pensato la tradizione scandinava – patria d’adozione di Santa Claus – secondo cui l’animale compie le sue attivita’ sovrannaturali nella notte. Un testimonial cosi’ universale non poteva che far gola a un marchio dalle ambizioni planetarie come la Coca Cola. La quale, come si ricorda in questo speciale, non ha imposto nessuno standard per il Babbo Natale che conosciamo. Atlanta in questo caso, non possiede nessun segreto.

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