In Cina recentemente è in corso una vera e propria bolla del piccione: il prezzo dei volatili impegnati nelle corse, secondo un’antica tradizione, è salito alle stelle. “Vent’anni fa, 400mila yuan era considerato un prezzo eccezionalmente alto. I prezzi stanno crescendo del 10 per cento all’anno”, ha spiegato il battitore d’asta Zhou Zhuanhong. E, nella stessa asta, sono stati diversi gli uccelli quotati più di 100mila dollari.
“I prezzi qui arrivano a livelli che non si vedono da nessun’altra parte”, ha commentato Ulrik Lejre Larsen, un danese che alleva piccioni, come diversi altri europei, per poi venderli ai ricchi cinesi. I piccioni da corsa hanno un senso della direzione che la scienza non è ancora riuscita pienamente a spiegare. In Cina sono usati da circa 1.000 anni, soprattutto come messaggeri militari. C’è, attorno alle competizioni, un mondo che ricorda quello delle corse dei cavalli. I discendenti di campioni possono strappare prezzi favolosi. In realtà, i 320mila dollari non sono il record assoluto. Lo scorso anno l’uomo d’affari Gao Fuxin pagò 310mila euro (400mila dollari) per comprare un piccione in Belgio, significativamente chiamato Bolt, come lo sprinter olimpionico Usain Bolt. Ma gli andò male: il piccione fu individuato alla dogana e, dopo una serie di vicissitudini che videro anche l’intervento dell’ambasciata belga a tutela del connazionale pennuto, Bolt fu liberato. In Cina ci sono centinaia di associazioni di corsa ai piccioni. L’élite è il Pioneer Club di Pechino, a cui è iscritta la crème della capitale. Ha una sede che ricorda un termpio greco e, quando organizza eventi, davanti alla sua porta sfilano le Mercedes.
Cina: ecco il “piccione d’oro”, venduto all’asta per 320mila dollari
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