Le ultime emissioni dei principali centri di calcolo internazionali cominciano a fiutare prospettive di freddo e nevicate a bassa quota per gli ultimi giorni del 2014, proprio dopo la giornata di Santo Stefano. Malgrado la tendenza, ormai ridossata alla media scadenza, ancora sussistono parecchie incertezze sul quadro configurativo che dovrebbe accompagnare l’avvezione fredda, di origini polari marittime (e non artiche) fino al bacino centrale del mar Mediterraneo. Nel frattempo però l’assetto della circolazione generale emisferica continua a rimanere invariato, presentando elevate velocità zonali sopra i 50° di latitudine nord, con ulteriori accelerazioni del flusso perturbato principale, fra l’Atlantico settentrionale e la Scandinavia. Questo tipo di assetto delle circolazione atmosferica, purtroppo, continuerà ad inibire l’affondo di consistenti ondate di freddo verso le latitudini mediterranee. Senza un cambio di pattern atmosferico il freddo continuerà a faticare per raggiungere le basse latitudini, in seno a configurazioni di blocco capaci di “meridianizzare” la circolazione a tutte le quote della troposfera.
Analizzando le mappe che riproducono la superficie isobarica alle quote di 500 hpa, 300 hpa e 250 hpa, si osserva un vortice polare, che seppure parzialmente disturbato alle quote inferiori della troposfera, si mantiene piuttosto solido in quota sopra la regione artica, con marcati nuclei di vorticità positivi, presentando il tipico assetto bipolare, frazionato in due grandi “lobi” colmi di aria gelida di origine artica posizionati, rispettivamente, fra l’arcipelago Artico canadese e le coste artiche della Siberia centrale. Un vortice polare così strutturato, con elevati valori di vorticità positiva in quota, di solito mantiene l’aria molto fredda, di origine artica, a ridosso del mar Glaciale Artico, favorendo un continuo raffreddamento di tutta la zona artica e delle regioni polari e sub-polari (sopra i 60° nord di latitudine), dove le temperature scivolano abbondantemente sotto la soglia dei +0°C, arrivando a toccare valori di -20°C -30°C a bassa quota. Le aree più fredde, al momento, sono quelle a nord della costa groenlandese, e le lande della Siberia orientale, dove si registrano temperature davvero glaciali, sotto i -50°C -52°C nel nord della Jacuzia (peraltro nel periodo del minimo termico annuo che nelle terre emerse dell’Eurasia si raggiunge proprio nell’ultima decade di Dicembre). Tale raffreddamento dell’Artico, in particolare nel settore orientale siberiano, a sua volta, tende a rafforzare il “gradiente di geopotenziale” ed il “gradiente termico” fra le latitudini artiche e quelle temperate, producendo una notevole accelerata del flusso zonale fra le medie ed alte latitudini, fra Asia orientale, nord Pacifico, nord America, Europa e Asia centro-settentrionale.
Il forte “gradiente di geopotenziale” che si viene a realizzare tende a rinforzare notevolmente il ramo principale del “getto polare” che si dipana per l’intero emisfero (attorno i 50° nord), con potenti “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto” in quota), fra l’estremo oriente russo, gli States, il nord Atlantico e l’Europa, che taglieranno le spinte meridiane degli anticicloni oceanici, presenti fra il Pacifico settentrionale e il nord Atlantico. Inoltre, negli ultimi giorni del 2014 si assisterà ad un nuovo approfondimento dell’anomalia negativa di geopotenziale in quota sull’area canadese, che oltre a favorire l’affondo di significative ondate di freddo fra il Canada centro-orientale e il nord-est degli USA, dove tornerà a nevicare in modo anche intenso fino a quote pianeggianti, produrrà un inevitabile rinvigorimento del flusso zonale sull’Atlantico settentrionale, con la conseguente rigenerazione di nuovi forti “Jet Streaks” che dal nord-est degli States e dal Canada orientale si propagheranno fino alle porte dell’Europa, con velocità ragguardevoli nell’alta troposfera (punte di oltre 300 km/h sopra i 9000 metri). La presenza di un “getto polare” piuttosto intenso, alla quota di 250 hpa, impedirà la costruzione di ampi flussi meridiani, inibendo in tal modo l’afflusso verso latitudini più meridionali delle masse d’aria, molto fredde e pesanti, presenti sopra il mar Glaciale Artico, e la stazionarietà di congeniali configurazioni bariche. Quest’ultime permarranno in loco, colmando la struttura del vortice polare troposferico che presenterà una buona forma in sede polare, almeno fino all’inizio del 2015. Inoltre, con questi indici zonali cosi accentuati, anche le saccature di origine artica che si dipaneranno dai due “lobi” (durante le fasi di “Stretching”) del vortice polare troposferico presenteranno un carattere mobile elevato che impedirà alle masse d’aria fredde, sia artiche che polari, di poter raggiungere le latitudini più meridionali, mantenendo il carattere freddo originario.
L’unica differenza, rispetto lo scorso inverno, riguarda il significativo raffreddamento del comparto siberiano centrale, dove si consoliderà l’attività ciclonica a carattere freddo, legata ad un abbassamento di latitudine del “lobo siberiano” del vortice polare che si posizionerà sulla Siberia centro-occidentale, sotto forma di un profondo e vasto ciclone extratropicale alimentato da masse d’aria molto fredde a tutte le quote, e da minimi di geopotenziale molto bassi in quota. Questa profonda figura ciclonica polare, scivolando di latitudine col proprio asse principale disposto verso gli Urali e la Russia europea, nel corso della stagione invernale, specie fra Gennaio e Febbraio, potrebbe dare luogo ad intense ondate di freddo sulle pianure Sarmatiche che potrebbero essere accompagnate anche da una moderata componente “retrograda” (specie se il “lobo siberiano” mantenendo un posizionamento più occidentale entra in fase con l’anticiclone delle Azzorre) in grado di spingere parte di quest’aria molto fredda, di matrice continentale, verso la Russia, la Scandinavia e l’Europa centro-orientale, con l’arrivo di nevicate fino a quote pianeggianti. In questo caso l’Italia trovandosi lungo il confine fra la fredda circolazione di origini continentali e quella più mite e umida di matrice atlantica, potrebbe essere interessata da ciclogenesi a carattere freddo, localizzate proprio nel cuore del Mediterraneo, che causeranno ondate di maltempo dalle caratteristiche invernali, con nevicate a bassa quota sui rilievi.