Le masse d’aria molto fredde che si stanno versando sull’Adriatico, per invadere l’Italia attraverso intensi venti di bora, grecale e tramontana, non hanno nulla a che vedere con il “Burian”, come erroneamente riportato su diversi siti e giornali on-line. Difatti, dall’analisi del campo del vento e della temperatura potenziale equivalente alla superficie isobarica di 850 hpa (circa 1400 metri), si nota molto chiaramente le proprietà fisiche di questa massa d’aria. Altro non è che il vecchio nucleo di aria artica marittima che ad inizio di settimana si era versato dal mare di Barents alla Lapponia, fino al nord della Svezia, il Golfo di Botnia e la Finlandia. Questo blocco di aria molto fredda, dopo essersi impossessato della Lapponia, e del nord della Norvegia, della Svezia e della Finlandia, nel corso della serata di venerdì 26 Dicembre ha cominciato a scivolare di latitudine, spingendosi dal nord della Scandinavia fino al mar del Nord e alla Danimarca, canalizzandosi fino all’Europa centrale, grazie ad una temporanea “meridianizzazione” del flusso perturbato principale che scorreva sull’Europa centro-occidentale. Difatti, lo sviluppo in Atlantico di un robusto promontorio anticiclonico oceanico sul vicino Atlantico portoghese (pulsazione dinamica dell’azzorriano verso nord-est enfatizzata dall’approfondimento di una depressione a largo delle coste canadesi occidentali) è riuscito ad imprimere una distorsione in seno alle correnti zonali, imprimendo una marcata direttrice nord-occidentale al flusso perturbato principale che scorre sull’Europa centro-occidentale.
Tale ondulazione, nel corso della giornata di sabato 27 Dicembre, facendosi sempre più marcata all’altezza della Francia e della Germania, ha intercettato una parte di questo nucleo di aria molto fredda che è scivolato di latitudine verso l’Europa centrale, dopo aver attraversato la Germania, la Svizzera e l’Austria, aggirando le Alpi ad est, per versarsi fra la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovenia e parte della Croazia, sotto forma di tesi e freddi venti nord-occidentali. Raggiunte le pianure danubiane, in Ungheria, le masse d’aria fredde, polari marittime, successivamente continentalizzate sulle aree continentali dell’Europa centro-orientale, hanno cominciato a tracimare sull’Italia e sul bacino centrale del Mediterraneo tramite freddi e rafficosi venti di bora e grecale che si sono incanalati lungo gli intagli naturali delle Alpi Dinariche, raggiungendo velocità significative per il “deflusso” rivolto verso l’Adriatico, fra Golfo di Trieste e Istria. Come abbiamo dimostrare il flusso di aria molto fredda in arrivo sulle regioni italiani ha una lontana origine artica, e solo successivamente, durante lo stazionamento sopra la Scandinavia e i bassopiani dell’Europa centro-orientale (innevati al suolo), si è ulteriormente raffreddata nei bassi strati (grazie al forte irraggiamento notturno invernale delle aree continentali), assumendo caratteristiche continentali.
Del “Burian”, il gelido vento da NE o E-NE che durante la stagione invernale spira sopra le sterminate lande siberiane e le steppe kazake verso gli Urali e le pianure Sarmatiche, della Russia europea, neanche l’ombra. Il “Burian” come già detto, proviene direttamente dalle steppe della Siberia centro-occidentale e da quelle kazake. Quindi per natura nasce come un vento secco che aspira l’aria da vaste aree continentali, caratterizzate da pressioni molto elevate, spesso superiori ai 1050-1055 hPa. Dopo aver scavalcato gli Urali e attraversate le grandi pianure della Russia europea, la Bielorussia e l’Ucraina, durante la sua discesa verso sud-ovest, può costringere aria più mite e umida, incontrata nel suo cammino verso l‘Europa centrale, a sollevarsi forzatamente verso l‘alto, generando una diffusa nuvolosità, apportatrice di precipitazioni sparse. Soprattutto durante la fase dell’intrusione del nocciolo d’aria gelida, gli scontri termici con l’aria meno fredda e più umida preesistente sopra il vecchio continente, si fanno molto forti e pronunciati, al punto da sfornare delle estese linee di instabilità o dei fronti freddi secondari che scorrendo lungo il bordo meridionale dell’imponente anticiclone di blocco termo-dinamico, con massimi centrati tra Scandinavia, Finlandia e Russia europea, si spingono in moto retrogradato dall’Europa orientale verso la MittellEuropa e in alcuni casi sull’Italia. Sono proprio questo tipo di perturbazioni a portare gli eventi nevosi più importanti sul nostro paese.
Diversa è la storia quando il “Burian” è costretto a transitare sopra un grande specchio d’acqua o un mare interno come il mar Mediterraneo. In questi casi si possono avere dei veri e propri sconvolgimenti della natura termo-dinamica della massa d’aria che caricandosi di umidità è costretta a scaldarsi notevolmente dagli strati più bassi, diventando molto più instabile. In genere quando l’aria gelida, di origine russa, si versa sul Mediterraneo, mescolandosi con l’aria molto più mite e umida del loco, i contrasti termici sono così intensi da creare delle forti aree di vorticità positiva che danno i natali a profonde ciclogenesi, ben strutturate nei medi e bassi strati della troposfera. Se nella città di Trieste, con l’ingresso delle forti raffiche di Bora (non per caso spira da E-NE), il termometro piomba abbondantemente sotto lo +0°C (con la formazione della patina di ghiaccio sul porto triestino) allora possiamo stare certi che il “Burian” è arrivato anche in Italia. Segno che l’aria in sfondamento dall’Ungheria e dalla Slovenia è veramente gelida, conservando buona parte del suo contenuto freddo originato sopra i bassopiani siberiani. Con l’ingresso della Bora sull’alto Adriatico e il suo incanalamento, forzato, fin dentro il Catino Padano, il gelo siberiano è pronto ad invadere l’intera penisola.