“Quando uno sogna di diventare astronauta sin da ragazzino e’ cosi’: mi interessa osservare questa esperienza e vedermi trasformare ogni giorno in un una creatura dello spazio, con l’obiettivo di diventare ogni giorno piu’ abile, di volare tra i moduli, di conoscere ogni giorno di piu’ la Iss, di sentirmi piu’ rapida ed efficiente sia nella quotidianita’ di essere umano che nel lavoro. Questo processo mi piace”. Lo ha detto Samantha Cristoforetti nella sua prima inflight call. Nel primo collegamento tra la Stazione Spaziale Internazionale e la Terra, la 37enne astronauta italiana nata a Milano ma cresciuta in eta’ adolescenziale tra la Val di Non in Trentino e Bolzano, ha raccontato un aneddoto legato al giorno della partenza avvenuta il 23 novembre dal cosmodromo di Bajkonur in Kazakistan. “E’ difficile raccontare un momento particolare di quel giorno dove tutti gli eventi si sono susseguiti rapidamente. Posso dire che quando siamo arrivati in rampa, sulle scalette il vento portava tutto il vapore del combustibile verso di noi. Noi eravamo avvolti e la nostra visuale era a intermittenza. E’ stato quasi un abbraccio freddo e surreale da parte del pianeta terra – ha detto Samantha che nel corso del collegamento ha ‘giocato’ tutto il tempo con il microfono – poi ci sono stati vari momenti, la partenza, l’accelerazione, il distacco, l’ingresso nella prima orbita, la prima alba, l’arrivo sulla Iss. La prima volta che ho visto la Stazione ero a circa 30 metri di distanza. La prima immagine e’ stata la transizione quando il sole sta per scomparire e per pochi secondi la luce e’ arancione. Poi ho vissuto un torrente di emozioni, l’ingresso e l’abbraccio dei colleghi”.