Tutti i simboli e le usanze legate al Capodanno hanno radici molto profonde ma spesso sconosciute.
INTIMO ROSSO: Durante la notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, si indossa biancheria intima rossa. L’origine di tale pratica è controversa: secondo un’antica leggenda cinese, durante il Capodanno il Nian, una feroce bestia divoratrice di uomini, riemergeva dagli abissi e gli uomini cinesi, per spaventare e rimandare il demone da dove era venuto, usavano indossare il colore di cui la bestia aveva paura: il rosso. Per quanto riguarda la tradizione romana, pare che già nel 31 a.C., sotto l’impero di Ottaviano Augusto, uomini e donne romani utilizzassero indumenti rossi durante il Capodanno romano come simbolo di potere, amore, salute e fertilità.
BOTTI: I botti oggi sono una manifestazione di gioia esplosiva; un simbolo di allegria, un modo di divertirsi in compagnia di chi condivide il Capodanno con noi. In passato, invece, avevano il preciso intento di scacciare gli spiriti maligni che si scatenavano nel momento di transizione tra il vecchio e il nuovo anno.
GETTARE COSE VECCHIE E ROTTE DALLA FINESTRA: questo rituale simboleggia l’abbandono del superfluo per un nuovo inizio, auspicando un anno migliore del precedente. Il lancio dei piatti e dei cocci dalla finestra elimina il male accumulato durante l’anno che sta per volgere al termine.
MELAGRANE: immancabili in tavola le melagrane. Il trionfo dei chicchi rossi è narrato da numerose leggende in tutto il mondo e in tutte le letterature… si pensi, ad esempio, al mito di Proserpina, che venne legata indissolubilmente a sé dal dio dell’Ade Plutone, dopo aver addentato una melagrana. Da allora, il frutto simboleggia la fedeltà coniugale e la fecondità. Ecco perché le melagrane vanno mangiate l’ultima notte dell’anno con le persone care.
PERSONE INCONTRATE PER STRADA: si dice che se le prime persone che si incontrano per strada saranno un prete o un bimbo, questo non sarà un buon segno, mentre il gobbo portafortuna e la persona anziana allunga la vita.
LENTICCHIE: immancabili le lenticchie che, a parte il loro alto potere nutritivo, sono adatte a sostenere le emozioni dettate dal passaggio del testimone al nuovo anno. Oltre che simbolo di sostentamento fisico e mentale, per via della loro forma circolare ed essendo difficilmente quantificabili, sono un inevitabile richiamo ai soldi. Poco importa se alla fine del cenone saremo satolli! Le lenticchie servono ad assicurare un anno ricco di abbondanza, per cui meglio farne incetta… infondo “tante lenticchie, tante monete”. I legumi, del resto, sono simbolo di rinascita. Seminati, generano germogli, quindi vita. NOCI: nella tradizione alchemica, la forma ovale della noce, quando è ancora racchiusa nel mallo, ricorda l’Uovo Filosofico, in cui la Materia viene preparata per il compimento della Grande Opera. Il frutto, però, è l’allegoria stessa dell’essere umano: il mallo rappresenta la carne, il guscio le ossa, il dolce e candido gheriglio l’anima.
BOLLICINE CON O SENZA BOTTO? Premettendo che non è permesso, con la scusa del brindisi, mirare alla suocera, distruggere la lampada in vetro di Murano che piace solo alla moglie o agitare la bottiglia prima di aprirla per fare la doccia ai presenti stile premiazione Formula 1; a casa, il tappo che salta energicamente dalla bottiglia regala (così si dice) il matrimonio entro 1 anno a chi ne è colpito e, in ogni caso, evoca ricordi, tanto che molti scrivono su di esso la data per poi conservarlo. Al ristorante la procedura corretta prevede che si sollevi il tappo producendo solo un sibilo ma si sa, a San Silvestro uno strappo alla regola è concesso. Il botto si fa… e il più forte possibile, all’insegna dell’allegria e del buon augurio. UVA: a tavola non manca nemmeno l’uva perché “chi mangia uva a Capodanno, conta i quattrini tutto l’anno”. Per via dei suoi acini, tale frutto è simbolo di abbondanza e prosperità, oltre ad essere legato, nella religione cristiana, all’Ultima Cena, per cui simbolo di salvezza e grazia del cielo.
VISCHIO: Veniamo al vischio. Quello che finisce nelle nostre abitazioni proviene da un fiorista o da qualche altro rivenditore. Qualora il nostro fornitore ufficiale di vischio non sia la pianta che parassitizza, può essere utile sapere il metodo ritualmente appropriato per raccoglierlo: va colto non con la mano sinistra, colpendolo con un bastone o una freccia ed afferrando il cespo al volo prima che tocchi terra. Questa tradizione si ispira al simbolismo del vischio stesso: una pianta semi-parassita e sempreverde che vive sui rami del pino silvestre, del melo, del pero e della quercia. Il vischio era anche la pianta associata alla dea anglosassone Freya, sposa del dio Odino e protettrice dell’amore e degli innamorati. Secondo la leggenda, la dea aveva due figli: Balder e Loki. Il secondo, cattivo ed invidioso, voleva uccidere il primo, buono e amato da tutti. Freya, venuta a conoscenza di ciò, cercò di proteggere Balder, chiedendo a Fuoco, Acqua, Terra e Aria e a tutti gli animali e le piante di giurare la loro protezione per l’incolumità del figlio e così fecero. Loki ,però, scoprì che la madre non si era rivolta al vischio.
Intrecciandone i rami, ottenne un dardo appuntito e lo diede al dio cieco dell’inverno che lo tirò col suo arco, colpendo e uccidendo Balder. Per tre giorni, tutti gli elementi della Terra e del Cielo cercarono con tutte le forze di riportarlo in vita, ma invano. Freya, allora, rassegnata e disperata, pianse tutto il suo dolore sul corpo del figlio e magicamente le sue lacrime sincere, a contatto con il dardo del vischio, diventarono le bacche perlate della pianta e Balder riprese a vivere. Pare che la dea, felicissima, ringraziò chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio con un bacio. Da lì in poi, vuole che chi sta sotto il vischio si baci per avere la sua protezione eterna, simbolo della vita e dell’amore che sconfigge la morte… per cui due innamorati che si baciano sotto un ramoscello della pianta terranno lontani da loro problemi e difficoltà, mentre se nel periodo natalizio una ragazza che si trova sotto il vischio non viene baciata dal suo amato, non si sposerà per l’intero anno a venire. Il vischio era usato dai Druidi nei sacri cerimoniali e nelle cerimonie di purificazione, mentre i Celti ritenevano che la pianta nascesse dove era caduta una folgore, simbolo di discesa divina.
COTECHINO O ZAMPONE: Tra i cibi portafortuna, da nord a sud, tra le portate del cenone, gli italiani non rinunciano ad esso. Lo zampone, essendo carne grassa e nutriente di maiale, rappresenta l’abbondanza, pertanto mangiarlo nella notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio è auspicio di un nuovo anno molto prosperoso. In molte culture è quotato tutto ciò che, culinariamente, ha una forma ad anello, simboleggiando il cerchio perfetto, quindi il ciclo completo dell’anno. Non è quindi un caso è in Nord Europa si usi mangiare ciambelle a Capodanno! Tra le usanze di questo periodo, curiosa quella dei bimbi di Puerto Rico che, allo scoccare della mezzanotte, lanciano secchi d’acqua dalla finestra per scacciare, a loro dire, gli spiriti maligni dalle case. In Svizzera, invece, si ritiene che la buona fortuna arrivi lasciando una goccia di crema sul pavimento; mentre in Francia ci si delizia con una pila di frittelle per assicurarsi, oltre alla fortuna, una buona salute. Gli agricoltori del Belgio, invece, portano a benedire gli animali per ingraziarsi da subito un Felice Anno Nuovo… davvero previdenti!In Portogallo i bimbi intonano antiche canzoni, girovagando di casa in casa (credendo che portino fortuna), ricevendo in cambio monete e regali. Per finire, le donne armene cucinano un pane speciale, mettendo nell’impasto auguri stampati portafortuna prima di infornarlo. Dopo questo excursus di consuetudini radicate nella storia e questa carrellata di leggende e proverbi provenienti da ogni angolo (o quasi) del mondo, non ci resta che augurare un buon San Silvestro e uno “spumeggiante” Anno Nuovo, ricco di salute e sani propositi.