Spazio: Crocco, Broglio e Colombo tra i pionieri italiani

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Giuseppe (Bepi) ColomboSe oggi l’Italia, festeggiando i 50 anni della sua attività nello spazio, esulta per l’atterraggio del lander Philae sul suolo di una cometa, mentre l’umanità sogna di portare l’uomo su Marte dopo averlo visto calcare il suolo lunare è anche grazie a scienzati del calibro di Gaetano Arturo Crocco, Luigi Broglio, Giuseppe (Bepi) Colombo precursori dell’astronautica tricolore.
Crocco – napoletano, classe 1877 – fu tra i fondatori dell’Istituto Centrale Aeronautico, costruì i primi dirigibili militari, dal 1929 tenne la Cattedra di Aeronautica Generale, nel ’35 diventò preside della Scuola di Ingegneria Aeronautica. Nei suoi ultimi anni si dedicò quasi interamente all’Astronautica e ai problemi della missilistica spaziale fondando, nel 1951, la Società Italiana dei Razzi.
Fu il primo a calcolare il percorso di andata a ritorno verso Marte – in un solo anno, anziché nei tre allora ritenuti necessari – di una sonda automatica con l’impiego delle forze gravitazionali di Venere e Marte, un’anticipazione di quelle manovre spaziali chiamate in seguito di “swing-by” o fionda gravitazionale.
Quando si dice San Marco-1 – il primo satellite italiano lanciato 50 anni fa, dal quale si fa iniziare l’ingresso del nostro Paese nella comunità spaziale internazionale – si dice Luigi Broglio (1911-2001). Ingegnere, la sua carriera nell’ambito dell’Aeronautica Militare gli aprì la strada verso l’astronautica. Nel 1956 il Segretario Generale dell’AM gli conferì l’incarico di iniziare studi sui razzi e aprire la strada alle attività aerospaziali che, l’anno seguente si sarebbero poste all’attenzione mondiale con la messa in orbita dello Sputnik da parte dell’Urss. Anche in questo settore, per lui tutto nuovo, – sottolinea l’Aeronautica Militare nella biografia dell’ingegnere veneto – Broglio si gettò con grande energia dando vita ad un programma di ricerca nell’alta atmosfera ed attrezzando un piccolo poligono di lancio in Sardegna. Da questa modesta infrastruttura, realizzata con limitate risorse e una grandissima capacità organizzativa, Broglio effettuò una campagna di ricerca denominata Nube di Sodio impiegando dei vettori americani Nike Asp, Nike Cajun e Nike Apache con i quali faceva espandere, a quote variabili tra i 200 e 300 chilometri, del sodio o del litio che formavano un gigantesca nube visibile da gran parte dell’isola.
Questa fortunata serie di esperimenti missilistici gli consentirono, nel febbraio 1961, di proporre ad Amintore Fanfani, Capo del Governo in carica, l’ambizioso progetto di mettere in orbita, da un poligono tutto italiano, un satellite artificiale, anch’esso made in Italy. L’idea, che a prima vista pareva temeraria, fu accolta favorevolmente e nel 1962 nacque ufficialmente il progetto San Marco. Dopo la messa in orbita di sei satelliti (l’ultimo nel 1988), l’attività missilistica del poligono ebbe termine.
Infine, Giuseppe (Bepi) Colombo (1920-1984), “matematico e ingegnere di stupefacente immaginazione”, così lo definisce l’Agenzia spaziale europea, un volto familiare nei corridoi dell’Esa e della Nasa. Fu lui a suggerire come usare l’assist gravitazionale di Venere in modo da spingere la sonda Mariner 10 in un’orbita che incrociasse Mercurio per ben tre volte tra il 1974 e il 1975. A distanza di diversi anni, progettando una missione per l’esplorazione di Mercurio il pensiero dell’Esa è andato proprio allo scienziato italiano. Bepi Colombo è infatti il nome della missione – frutto della collaborazione tra Esa e Jaxa (l’agenzia spaziale giapponese), a cui l’Italia partecipa con 4 degli 11 esperimenti – dedicata a esplorare il pianeta, che partirà nel luglio 2016.

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