Un digiuno di soli 3 giorni induce le cellule staminali a produrre nuovi globuli bianchi, fondamentali per contrastare le infezioni
Vero è però che di recente sono pervenuti dati scientifici di un certo spessore attestanti l’effettiva efficacia del digiuno.
Si tratta per l’esattezza degli scienziati della University of Southern California i quali sostengono che la scoperta potrebbe rivelarsi essere adeguata per le persone affette da sistemi immunitari deteriorati, come coloro che si sottopongono alla chemioterapia.
La tesi alla base degli approfondimenti medici consiste nel sostenere che “affamare il corpo attiva le staminali per produrre nuovi globuli bianchi, che combattono l’infezione”. E il digiuno “‘fa scattare un salto rigenerativo che induce le cellule staminali a creare nuovissimi globuli bianchi, cosi rigenerando essenzialmente tutto il sistema immunitario.”
Valter Longo, autore corrispondente in merito a questo studio, nonchè professore alla USC, Davis School of Gerontology, ha affermato: “Quando state morendo di fame, il sistema cerca di salvare energia ed una delle cose che può fare per salvare energia è riciclare molte cellule del sistema immunitario, quelle che non servono, specialmente quelle che potrebbero essere danneggiate”.
Tech Times ha riportato: “il digiuno, che sia per due o quattro giorni, spinge il corpo umano in una modalità di sopravvivenza in cui esso inizia ad usare le riserve di zucchero e di grasso ed anche distrugge le vecchie cellule”.
Va da sé che siffatte metodiche debbono essere sempre prese con le pinze, soprattutto dai non addetti ai lavori, come affermato dai ricercatori.
La pratica del digiuno affonda le sue radici in tempi lontani, trattandosi di una pratica rientrante nell’ars medica risalente già ad Ippocrate, padre della medicina occidentale il quale asseriva come il digiuno permettesse al corpo di reagire molto più velocemente nel processo di guarigione.
In Germania il digiuno terapeutico dietro controllo medico è abitualmente usato per ristabilire la salute e curare il paziente.