Terremoti, eruzioni e isole che emergono dalle acque: l’esperto INGV spiega i segreti di un fenomeno affascinante

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Alla luce di quanto successo pochi giorni fa al largo delle isole Tonga, circa la comparsa di una nuova isola originatasi dall’eruzione sottomarina del vulcano Hunga Ha’apai, si è destato di nuovo fra esperti e meno esperti l’interesse ed il fascino per questi fenomeni naturali, interesse che l’esperto Valensise dell’Ingv ha soddisfatto con le sue spiegazioni

Formazione dell'isola vulcanica in Giappone
Formazione dell’isola vulcanica in Giappone

Alla luce della notizia della formazione di un nuovo isolotto nelle isole Tonga a circa 65 km nordovest dalla capitale, Nuku’alofa dove il vulcano Hunga Ha’apai, ha proiettato lingue di fumo e ceneri a 9000 metri d’altezza, ha destato nuovamente l’interesse fra gli appassionati di vulcanologia e geologia, anche ha anche incuriosito i semplici lettori. Sono molti infatti coloro che si sentono affascinati da tali fenomeni naturali, cercando di saperne di più soprattutto da un punta di vista tecnico e prettamente scientifico.

Formazione dell'isola  nelle Tonga
Formazione dell’isola nelle Tonga

Anche in Italia, il fenomeno della formazione delle isolette che dal nulla si ergono sopra il livello del mar e con velocità sono soggetta ad una veloce scomparsa e riapparizione, desta non poco interesse. In Italia, ed un po’ il tutto il Mediterraneo, il fenomeno è più raro è frequente che si generi infatti nelle zone oceaniche. Il più conosciuto è senz’altro quello dell’ isola Ferdinandea nel canale di Sicilia. Le ricerche oceanografiche hanno evidenziato che l’isola costituisce uno dei coni del vulcano sottomarino Empedocle, paragonabile all’Etna per larghezza della base e elevato mediamente di circa 500 metri dal fondo del mare.

L'isola di fango sorta in Pakistan dopo una scossa di terremoto nel 2013
L’isola di fango sorta in Pakistan dopo una scossa di terremoto nel 2013

Gli studiosi dell’Ingv hanno confermato che Ferdinandea, quindi, fa parte di un più imponente sistema sottomarino attivo che secondo l’Istituto implica “serie possibilità di ripresa dell’attività eruttiva, con immediate ricadute sul rischio vulcanico e sismico”. In caso di violenta eruzione o esplosione del vulcano, quindi è possibile che si generi un’onda di maremoto che potrebbe arrivare sulle coste della Sicilia meridionale in meno di 15 minuti secondo i calcoli. I fenomeni della formazione degli isolotti è frequente, fra gli esempi più recenti e rilevanti anche a parere dei vulcanologi, geologi e sismologi del mondo sono stati quello del 2011 a sud dell’isola El Hierro  nelle Canarie. Le forti esplosioni hanno provocato l’innalzamento, fino a 25 metri sul livello del mare di colonne di fumo e gas altamente tossici. Con conseguenze gravi per la fauna marina e i migliaia di pesci che continuavano a morire in quel tratto di mare. Oltre a gas e cenere, il vulcano ha eruttato detriti di roccia e pietra pomice poi rimasti in mare. O anche il caso del Giappone, nel quale mare si è formata l’isola, chiamata Niijima, risultato di un’eruzione avvenuta il 20 novembre 2013, a circa trova a 500 metri dall’isola Nishino-shima,

Eruzione sottomarina al largo delle isole di Tonga
Eruzione sottomarina al largo delle isole di Tonga

E poi quello in Pakistan nel novembre del 2013. La particolarità in  quest’ultimo caso fu però che la massa di fango emersa sul livello del mare non fu originata dall’accumulo di lapilli e materiale fuoriuscito da un eruzione sottomarina, come negli altri episodi. In Pakistan la formazione dell’isolotto si generò a seguito di un terremoto di magnitudo 7.8  che ha colpito la provincia sudoccidentale del Belucistan. L’evento sismico, nonostante si fosse verificato a distanza dal mare, provocò la fuoriuscita dalla superficie marina di questa massa di detriti e fango. Lo shock sotto la superficie della Terra del sisma infatti ha causato ciò. Simili cumuli possono essere creati infatti dal movimento dei gas rinchiusi sotto il mare e mossi a causa delle scosse sismiche anche se l’epicentro è indivuato a molti chilometri di distanza dal punto in cui sorgerà l’isola. Mentre il sisma agiva al di sotto del fondale oceanico, i gas sottomarini spingono il fango e la terra verso la superficie.

Smoke is seen after an underwater volcano erupted in Hunga Ha'apaiDunque è possibile la formazione di isole anche di solo fango nel bel mezzo della distesa marina anche se non propriamente originata da un’eruzione sottomarina? Per chiarire meglio questo aspetto la redazione Meteoweb si è confrontata con un esperto del settore, Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv, che già in precedenti occasioni aveva collaborato dando un quadro più chiaro di questo generi di fenomeni ed il suo parere di esperto essenziale per soddisfare la curiosità dei lettori soprattutto sulle conseguenze che si potrebbero generare. Amato ha specificato che “spesso questi isolotti possono formarsi non solo da un’eruzione sottomarina ma anche da terremoti,  come nel già citato caso del Pakistan: il terremoto di magnitudo 7.8 ebbe un epicentro distante dal punto in cui poi emerse l’isola.  La massa di fango infatti è emersa a causa dello scuotimento generato dalle onde sismiche che ha fatto muovere gli strati di sabbia sotterranei, riaffiorando dall’acqua per poi successivamente ricompattarsi. Essi sopportano infatti la pressione dell’acqua che inevitabilmente li spinge poi verso l’alto portando con sé fango, sabbia e l’acqua stessa.”

nuova isola vulcano tongaNel caso del Pakistan dunque la formazione dell’isola è stata una conseguenza del terremoto, ma è possibile che invece accada il contrario e che dunque ci si possa aspettare che dalla formazione di sedimenti compressi si sviluppi successivamente un sisma nelle zone territoriali circostanti? L’esperto ha risposto precisando che “la natura non è mai prevedibile al 100%, se fosse così, si potrebbero evitare tanti fenomeni naturali quanto affascinanti ma spesso disastrosi per le popolazioni locali in particolar modo nel caso dei terremoti”  ed ha aggiunto che “è più probabile che la formazione dell’isolotto di fango, e non di detriti vulcanici, sia un effetto solo secondario dello spostamento di sedimenti dovuti ad una scossa sismica, meno probabile invece che avvenga il contrario ossia che la formazione di un’isoletta provochi un’eventuale scossa sismica.”

Formazione dell'isola vulcanica nelle Canarie
Formazione dell’isola vulcanica nelle Canarie

E’ possibile che dalla formazione dell’isola si possa sviluppare uno tusnami, dato che si verifica uno spostamento di massa d’acqua in superficie per far posto alla nuova terra emersa? L’esperto ci ha risposto precisando che  “questi fenomeni, per dar luogo a tsunami e fenomeni analoghi devono avere una portata “veloce”, per dirla in termini non tecnici; ciò significa che il movimento della massa di fango nell’affiorare in superficie dovrebbe provocare un brusco movimento delle acque. In realtà, il più delle volte, come accade frequentemente sulle dorsali oceaniche, sono fenomeni la cui formazione è lenta, la massa di fango infatti riaffiora lentamente e dunque non provoca uno spostamento d’acqua tale da provocare la formazione di uno tsunami.”

Ci si è chiesti inoltre, se tali fenomeni posto che possono dunque essere provocati non solo da eruzioni vulcaniche ma anche da sedimenti marini che vengono spostati a seguito di una scossa di terremoto (come nel caso pakistano), abbiamo interrogato l’esperto se anche il naturale spostamento delle placche terrestri può dar vita a queste nuove isole. Amato ha risposto ai nostri microfoni spiegando che “nello specifico, per semplici movimenti della crosta terrestre non è usuale che si formino gli isolotti; ciò può succedere solo nelle zone di subduzione ossia quei punti in cui avviene lo scorrimento di una placca litosferica sotto un’altra placca ed il suo conseguente trascinamento in profondità nel mantello. In quei casi è probabile che la barriera corallina si sposti ed emerga come successe peraltro in Sumatra nel 2004 a seguito del sisma che colpì il paese,. A seguito del terremoto infatti le croste marine si mossero al punto da far si che parte della barriera coralline riemergesse in superficie ma di massino 10 metri.  In tal caso non si può parlare del fenomeno dell’isolotto come massa che si autogenera dall’accumulo di materiale proveniente da un’eruzione. In quel caso è la stessa crosta che prima, sotto il livello delle acque, riaffiora per effetto dello spostamento delle placche”.

Ferdinandea1Che conseguenze possono avere questi fenomeni della natura, sulla natura locale stessa? La natura diventa autodistruttiva in questi casi? “sicuramente se il fenomeno è dovuto ad eruzioni vulcaniche, delle conseguenze dannose tanto per la flora e che per la fauna marina ci sono sicuramente, a causa dei lapilli e detriti provenienti dall’eruzione che si espandono nelle acque circostanti. Alcuni problemi poi potrebbero sorgere anche per le popolazioni sulla terraferma perché con un’eruzione vulcanica, anche se sottomarino, si sprigionano gas tossici. Nel caso invece della formazione di masse fangosa come conseguenza di un terremoto o a causa di movimenti delle croste terrestri, l’ habitat della porzione di barriera corallina che emerge è sicuramente soggetto a drastici squilibri iniziali”. Flora e fauna infatti, abituate all’ambiente acquatico, si trovano “nude” e su un lembo di terra scoperta a contatto con l’aria ed il sole.

In molti casi però” ha specificato l’esperto  “c‘è una tendenza ad un nuovo equilibrio abbastanza repentino soprattutto se i fenomeni accadono in zone del pianeta dove c’è un clima umido e piovoso come in quelli tropicali”. Potrebbero definirlo dunque una sorta di spirito di sopravvivenza che accompagna  le specie a riadattarsi a nuovi ambienti dopo che il loro habitat è stato modificato dalla forza della natura medesima che, come voler dimostrare la sua bellezza  e la sua potenza, dà luogo alla formazione di queste nuove isole che emergono e si inabissano nelle acque come fossero territori fantasmi.

Ferdinandea7In Italia e nella zona mediterranea dobbiamo temere questi fenomeni e di che portata dannosa potrebbero essere per i nostri ecosistemi? L’esperto ha riferito che “certo, è probabile la formazione di questi fenomeni data la presenza di due vulcani attivi nel Tirreno ed il canale di Sicilia dove già peraltro si è verificato un fenomeno del genere, dell’isola Ferdinandea, che ha avuto in parte una storia triste dato dopo la sua formazione in seguito ad un eruzione sottomarina durò relativamente poco perché soggetta a erosione, per poi riemergere solo in parte  ed inabissarsi nuovamente, oggi infatti si trova a 8 metri circa di profondità dal livello del mare”.

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