Come le nuove tecnologie aiutano sempre di più la scienza della medicina e come la professione deve adattarsi alla scienza
La società odierna concepisce la tecnologia come lo sviluppo di mezzi e strumenti che facilitano la vita quotidiana sotto più aspetti: in casa, nel lavoro, nel tempo libero. Ma la tecnologia oggi ha raggiunto mete che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili. Il campo della medicina è l’ambito in cui la sperimentazione Hi Tech ha raggiunto vasti impieghi e di sicuro continueranno ad estendersi in tempi non troppo lontani. Il classico chirurgo che si forma esercitandosi sui cadaveri sembra essere ormai una categoria di vecchio stampo. Oggi la formazione dei neo chirurghi avviene direttamente sul campo, attraverso l’utilizzo di prototipi che riproducono organi umani realizzati interamente con l’ausilio delle stampanti 3D.
Riprodurre in ogni momento il “pezzo di ricambio” per sostituire la parte danneggiata o mancante, era una prassi impossibile nella medicina chirurgica. Oggi è possibile. In uno studio pubblicato nel Journal of Neurosurgery, la stampa tridimensionale si è messa al servizio della medicina, essa infatti permette di realizzare i primi prototipi di organi che, grazie alla stampa multi materiale, permette di generare tessuti dalla consistenza molto simili all’originale , riuscendo a ricreare anche masse tumorali così da permettere ai medici di analizzare fino in fondo come penetrare nei tessuti per rimuovere il male.
La stampa 3D ha moltissimi impieghi anche in altri rami della medicina, a partire dalla odontoiatria; il dott. Pier Carlo Frabboni, titolare della clinica PCF Face & Smile Group, ha dichiarato come, seppur in Italia siamo ancora agli inizi del suo impiego, ha permesso di produrre dei tools che possono simulare il risultato finale dell’intervento da mostrare in anteprima al paziente, oppure produrre pezzi da utilizzare o integrare nei tessuti circostanti. Secondo l’esperto, la prospettiva è sicuramente vantaggiosa anche per il paziente, poiché è possibile ridurre le lunghe liste d’attesa dei migliaia di interventi chirurgici, tallone d’Achille della sanità italiana; il chirurgo realizzando prima l’intervento su di un modello artificiale ma simile a quello reale, riuscirebbe ad affinare la sua tecnica in modo più mirato sia per snellire i procedimenti adottati sia per ridurre qualunque margine di errore.
Analogamente c’è chi invece è del parere opposto in merito all’impiego sempre più massiccio della tecnologia in campo medico. “La tecnologia rischia di abbattere le competenze mediche” afferma il dottor Slatkin, primario a capo di una delle maggiori organizzazioni mediche onlus dell’Arizona, poiché il medico baserà il proprio referto e le proprie competenze solo in base ai risultati suggeriti dagli strumenti tecnologici. La professione tenderà a trasformarsi in un ruolo meccanico, perdendo di vista la sfera globale dello stato del paziente e impoverendo l’aspetto umano che è fondamentale nella costruzione del rapporto paziente medico.