Nascere durante i minimi di attività solare significa avere più probabilità di una vita longeva
Si è riuscito a dimostrare che venire al mondo durante i periodi di minima attività solare equivarrebbe a vivere circa 5 anni di più rispetto a chi nasce durante i massimi di attività solare.
Un fenomeno, questo, più accentuato nelle donne, e che sembrerebbe incidere anche sulla fertilità.
La scienza insegna che durante i suoi periodi di massima il sole è investito da un aumento delle macchie solari e dall’emissione di raggi ultravioletti e che quest’ultimi interferirebbero con i livelli di infertilità delle donne nate in prossimità dei massimi stessi.
I raggi ultravioletti in questione degraderebbero il folato (vitamina appartenente al gruppo B che garantisce una maggiore capacità di assorbimento dei nutrienti e che partecipa a processi di sintesi indispensabili alla vita come quello del Dna ed essenziali per lo sviluppo del feto e durante la crescita).
In contesti sociali più elevati ciò non si verificava perché le donne potevano contare su un regime alimentare più sano e ricco ed erano meno esposte al sole bilanciando, in questo modo gli effetti nocivi derivanti dalle esposizioni solari.
“Questo studio è il primo ad enfatizzare l’importanza della radiazione ultravioletta nelle prime fasi della vita”, aggiungono gli autori: “i raggi UV sono un fattore di stress globale con potenziali impatti ecologici e ci si aspetta che in futuro i loro livelli crescano a causa del cambiamento climatico e della variazione nell’ozono”.
Prossimo obiettivo dei ricercatori è verificare se anche in altri popoli sia possibile cogliere un tale nesso causale e conseguente relazione temporale tra attività solare, lunghezza della vita e fertilità.