Qui in riva allo Stretto siamo soliti chiamarla Reggio Calafrica, la nostra città. Reggio Calafrica per il suo clima e per la vicinanza geografica con l’area del deserto sahariano così influente nella quotidianità meteo-climatica dello Stretto di Messina. Soltanto due settimane fa le temperature arrivavano a +20°C nelle ore diurne, e almeno 10 volte negli ultimi 5-6 mesi i cieli si sono riempiti di sabbia desertica spinta dai forti venti di scirocco sul cielo dello Stretto. Che potesse arrivare addirittura la neve, nessuno poteva immaginarlo.
Eppure, anche se solo per un giorno, il 31 dicembre 2014 Reggio Calafrica s’è trasformata in Reggio Calaska. La temperatura nel centro città e all’aeroporto, dove esistono rilevazioni meteorologiche da circa 150 anni, è piombata a 0,0°C: in passato era successo due sole volte, durante la notte tra il 28 febbraio e il 1° marzo 1973 (42 anni fa) e il 10 marzo 1987 (27 anni fa). Sempre 0,0°C tondi tondi, mai un decimo sotto, mai un decimo sopra. A Reggio nord, però, e precisamente a Catona, la colonnina di mercurio ha fatto registrare -0,2°C battendo così il record di temperatura più bassa mai registrata a Reggio Calabria nella sua storia, almeno da quando esistono le rilevazioni meteo.
Il primo calo termico significativo s’è verificato nel giorno di Santo Stefano, subito dopo Natale, dopo 25 giorni di dicembre molto miti. Lunedì 29 è arrivato il primo vero freddo, con temperatura minima di +6°C e temperatura massima di +12°C. La neve stava arrivando. Martedì 30 dicembre, la storica irruzione ha inizio: temperatura minima di +3°C, temperatura massima di +9°C. Nel tardo pomeriggio i primi timidi fiocchetti di neve, poi in serata la prima straordinaria fioccata intorno alle ore 22, persino con accumuli nelle zone collinari. Era il preludio di quanto sarebbe successo nella notte e nelle prime ore del mattino di mercoledì 31 dicembre, con un risveglio straordinario: a Catona, Reggio nord, l’accumulo in spiaggia sfiorava addirittura i 10cm di altezza. Tutta la città era completamente imbiancata.
L’attesa per questo storico evento è stata trepidante: l’ultima volta che aveva nevicato a Reggio era stato il 31 gennaio 1999, ma non con questi accumuli: al suolo era rimasto solo qualche fiocco, una sottile spolverata, e la temperatura non era scesa così in basso. Avevo 12 anni quel giorno, un ricordo sbiadito nella disordinata memoria dell’infanzia. Ecco perché questa è stata la mia prima vera grande nevicata nella mia città.
Le mappe meteo erano inequivocabili: minimo sul mar Jonio, sullo Stretto isoterme di -9°C a 850hPa e -35°C a 500hPa, correnti di nord/ovest al suolo. Insomma, non poteva non nevicare. Non c’era alcun dubbio, infatti stavolta negli articoli di previsione la cautela non trovava spazio. Non “potrebbe“, non “dovrebbe” ma “nevicherà“. E non solo a Reggio: è stato come da previsioni, un evento storico per tutto il centro/sud Italia. Ha nevicato in tutte le città capoluogo di provincia del sud e su buona parte di quelle del centro, eccezion fatta per Crotone, Vibo Valentia e Catanzaro. A Cosenza e Catania qualche fiocco senza accumulo, ma in tutte le altre città la neve è rimasta al suolo imbiancando tutto, in alcuni casi con accumuli abbondanti come mai accaduto prima nella storia.
Dopo la commovente fioccata di martedì sera, ho preferito dormire anziché trascorrere la notte ossessivamente affacciato a guardare il lampione. Ero tranquillo. Sereno. Avrebbe nevicato con accumulo, non c’erano dubbi e così è stato. Reggio di notte sembrava New York, la nevicata è iniziata intorno alle 3, è stata intensa, abbondante, ha imbiancato tutto. Il risveglio improvviso alle 7 è stato mozzafiato. Mi giro e guardo subito dalla finestra, è tutto bianco. La coscienza del fatto che aveva nevicato dura pochi istanti, poi subentra subito l’euforia del bambino che c’è in me. Inizio a saltare e gridare, in casa si svegliano tutti, “è tutto bianco, ha nevicato, sta nevicando“. Si, infatti stava anche fioccando alla grande ma preso dalla vista di tutto quel bianco depositato al suolo, non me ne ero neanche accorto. Inizio a fare foto, le prime vengono storte, sfocate, mi tremano le mani. Il tutto urlando e saltando tra un balcone e l’altro, da una finestra all’altra, ovviamente spalancate per l’occasione nonostante la stazione meteo indichi quel fatidico 0,0°C da record.
E’ uno spettacolo meraviglioso. Reggio Calabria non era mai stata così prima. Le macchine erano tutte completamente imbiancate da uno strato di neve di diversi centimetri, imbiancati anche i tetti, e continuava a nevicare, senza vento, come in montagna. E’ un attimo. Ancora in pigiama, incurante del raffreddore che da giorni mi lascia senza voce, prendo il primo giubotto che capita e salgo in terrazza correndo. Quei gradini li avrò fatti 4 alla volta, la porta in lamiera spalancata all’improvviso. Era appena l’alba. Arrivo fuori e la nevicata mi calma. Era silenziosa, pacifica, soave. L’unico suono era il canto degli uccellini: penso che anche a loro la neve debba piacere tanto. La neve ti chiede di rispettare il suo silenzio, il suo candore, il suo ordine, il suo soffice cadere lentamente al suolo. E’ una magia che si rinnova ma stavolta non è come tutte le altre, perché stavolta nevica a Reggio, in riva al mare, dove non accade praticamente mai.
Poi una schiarita, breve, e la città esplode: in migliaia si riversano in spiaggia, soprattutto con i bambini. Per loro è il giorno più bello. Battaglie a palle di neve e architetture nelle realizzazioni dei pupazzi più belli come se fossimo, appunto, a Reggio Calaska e non più in quella Reggio Calafrica con lo scirocco e la sabbia del Sahara. Passa qualche ora, arriva un’altra bufera. L’altra faccia della neve: quando è tormenta. Dal tirreno arriva impressionante un muro bianco che in città scatena un blizzard in stile lake-effect di Chicago: stavolta la neve cade impetuosa, trasversale, con vento di maestrale a 65km/h e temperatura percepita che piomba a -10°C per l’effetto wind-chill, cioè il raffreddamento da vento. 25-30 minuti e la tormenta finisce.
Lento ma inesorabile inizia l’ultimo capitolo di questa fiaba ai confini della realtà: l’atmosfera nello Stretto si apre, torna a splendere il sole e il panorama si desta in tutto il suo spettacolo. Sui Peloritani ha nevicato tantissimo. Come mai accaduto prima, sono tutti completamente imbiancati e non solo nella zona nord di Messina (come nel 1999), ma stavolta anche a Sud, di fronte Reggio e fino a Taormina, dalle spiagge alle vette siciliane. Sembra un paesaggio degno dello stretto di Bering o di un fiordo norvegese. Perchè Reggio, per un giorno, almeno per un giorno, ha messo da parte la sua parte africana assumendo connotati nordici. Da Reggio Calafrica, appunto, è diventata Reggio Calaska. E quant’è bella così…