Ricerca: la depressione campanello d’allarme per la demenza

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“L’ipotesi è che trattare la depressione possa diminuire l’incidenza di demenza e che gli antidepressivi non siano una terapia per l’Alzheimer”

depressioneDa tempo clinici ed epidemiologi hanno notato una correlazione molto stretta tra depressione, demenze e memoria. Un vero rompicapo per i ricercatori che di recente hanno identificato la depressione come fattore di rischio per alcune malattie cronico-degenerative dell’eta’ anziana. “L’ipotesi è che trattare la depressione possa diminuire l’incidenza di demenza e che gli antidepressivi non siano una terapia per l’Alzheimer, ma rappresentino una forma di ‘protezione’. Il trattamento per la depressione infatti ha un effetto sia sul recupero del ‘funzionamento’ individuale e sociale dell’individuo che di stimolo sulla plasticita’ cerebrale e la creazione di nuovi connessioni grazie a un’azione neurotrofica che stimola la produzione di fattori di crescita – spiega Marco Andrea Riva, del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Universita’ di Milano – i nuovi farmaci antidepressivi multi-modali hanno un meccanismo di azione diverso rispetto a quelli tradizionali come gli SSRi. Non solo aumentano i livelli sinaptici di serotonina, ma modulano significativamente anche altri neurotrasmettitori, tra cui il glutammato, con un’attività importante su due aree cerebrali: l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Il risultato è sia una modulazione del tono dell’umore, sia il miglioramento dei sintomi cognitivi (memoria, attenzione, focalizzazione), che rappresentano un aspetto importante nei disturbi psichici”. Proprio la demenza è uno dei problemi emergenti in salute pubblica. I pazienti erano 25 milioni nel 2005 con un trend di crescita di 5 milioni l’anno nel mondo. Il declino cognitivo è correlato all’età: interessa il 5% degli over 65 e raggiunge il 50% degli ultra 90enni. E il costo della malattia di Alzheimer (la più comune forma di demenza) è stimata in 100 miliardi di dollari l’anno solo negli Usa. La novità è che non si tratta di un destino ineluttabile: tra il 40 e il 50% degli ultranovantenni conserva intatte le proprie facoltà e non mostra segni di declino cognitivo. Una recente review su 23 studi ha messo in relazione le due patologie, depressione e demenza: su oltre 50mila uomini e donne anziani, quelli che hanno riferito una diagnosi di depressione avevano una possibilità doppia di sviluppare demenza e il 65% in più di avere l’Alzheimer. Una ricerca apparsa su Neurology inoltre ha analizzato 1764 persone che non presentavano problemi di memoria, sono stati seguiti per 8 anni: scoprendo che i soggetti che sviluppavano un declino cognitivo anche lieve mostravano anche sintomi di depressione già prima che la demenza fosse diagnosticata, e che tra i segni più evidenti c’era proprio la diminuzione del livello di memoria.

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