Salute: il 70% dei tumori si può prevenire, dipende da stile di vita, alimentazione e screening

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dieta-mediterranea“Quasi il 70% dei tumori potrebbe essere prevenuto” o diagnosticato in tempo se tutti avessimo stili di vita corretti e aderissimo ai protocolli di screening e diagnosi precoce. Perché il cancro si può sfidare impugnando forchetta e coltello davanti a un piatto di frutta e verdura, ma anche andando a piedi al lavoro, sottolineano oggi a Milano in occasione del lancio della campagna Airc ‘Le Arance della Salute’, due ricercatori che da anni mettono la prevenzione sotto i loro microscopi. Sono i ‘testimonial scientifici’ dell’annuale iniziativa di fund raising targata Associazione italiana per la ricerca sul cancro: Carlotta Sacerdote, 40 anni, e Luigi Ricciardiello, 45, entrambi titolari di un Investigator grant. Entrambi cervelli tricolore emigrati e poi rientrati. “Ho fatto come il salmone: ho risalito la corrente”, ironizza Ricciardiello che con i fondi Airc continua in Italia, all’università di Bologna, le ricerche intraprese negli Usa, fra San Diego e Dallas.

“Con il primo grant ho pagato lo stipendio a una mia ricercatrice. Il secondo finanziamento è stata la naturale conseguenza del primo e ora siamo in 5”. Stesso discorso per Sacerdote che dopo una tappa a New York e una a Bruxelles, dal 2010 è stata assunta come medico ospedaliero nell’Unità universitaria di epidemiologia dei tumori della Città della Salute e della Scienza di Torino. Oggi ha formato un gruppo di ricerca e segue un progetto epidemiologico finanziato da Airc. Obiettivo: “Spiegare i meccanismi biologici con cui si possono prevenire i tumori con semplici gesti come mangiare in maniera equilibrata e avere una vita attiva”. Sacerdote, ricercatrice a tempo pieno e mamma di 4 figli, indaga sull’epigenetica e studia “le modificazioni dei livelli di metilazione del Dna associati ai diversi pattern alimentari e come questi influiscano sull’incidenza dei tumori, in particolare della mammella e del colon”. La sua base: 40 mila volontari fra gli arruolati nello studio Epic, grande progetto prospettico europeo.

Sotto la lente la dieta mediterranea. “E l’Italia in questo è un laboratorio fantastico con le sue infinite declinazioni da Nord a Sud. La dieta mediterranea – spiega la scienziata – risulta protettiva per molte malattie croniche e in particolare per i tumori. Non è però ancora stato chiarito totalmente quali alimenti/nutrienti di cui è ricca siano i portatori dell’effetto benefico per la salute. Forse è una combinazione di pattern alimentare e stile di vita. La ricerca che conduco ha proprio l’obiettivo di far luce sui meccanismi dell’azione protettiva di questo tipo di dieta studiata nel suo complesso”. Un terzo dei tumori tra cui quello del colon, aggiunge Ricciardiello, che nell’ateneo bolognese è professore associato di gastroenterologia, “è prevalentemente dovuto a fattori ambientali e genetici che agiscono su un tessuto caratterizzato da un più alto numero di cellule staminali replicanti. La prevenzione primaria ha un impatto determinante nel ridurre il rischio. Dal 1980 al 2008 la prevalenza di obesità è raddoppiata in tutto il mondo con 1.5 miliardi di persone sovrappeso e 600 milioni di obesi. E l’obesità è un fattore di rischio per il cancro del colon. Particolarmente preoccupante è l’aumento dei casi di cancro colorettale nella popolazione giovanile, legato prevalentemente agli stili di vita. Le ricerche però hanno anche dimostrato che il consumo di frutta, verdura ed omega-3 hanno un effetto preventivo. Ugualmente le popolazioni che assumono dieta mediterranea sono protette”.

In Europa 4 tumori su 10 sono provocati da stili di vita scorretti e da fattori ambientali. Nonostante i numeri, con la ricerca gli scenari terapeutici per il cancro sono cambiati. Airc lo ha visto nell’arco dei suoi 50 anni di attività. “Cinquant’anni fa – spiega Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico Airc – chi si ammalava di cancro sapeva di avere i giorni contati nella grande maggioranza dei casi. Oggi, nonostante ogni giorno in Italia vengano diagnosticati mille nuovi casi di tumore, molti vengono curati con successo grazie ai progressi della ricerca. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi nel nostro Paese è del 63% per le donne e 57% per gli uomini (nel 1990 era rispettivamente del 53% e 39%) e risulta particolarmente elevata in tumori frequenti come quello del seno (87%) e della prostata (91%)”.

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