“Grazie a decenni di investimenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) attraverso l’Asi, il nostro Paese rappresenta un’eccellenza nel campo dell’industria aerospaziale, tanto che anche gli americani comprano da noi. Come hanno fatto con i moduli Cygnus, per il trasporto di materiali nello spazio, e con il modulo di servizio dell’Orion, il razzo per l’esplorazione dello spazio cosmico”. Lo afferma Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) in una intervista al Venerdì di Repubblica nella quale ricorda il contributo italiano alla costruzioni della Iss e sottolinea che “nel dicembre scorso, alla riunione dei ministri della Ricerca dei Paesi dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, è stata decisa la strategia di sviluppo dei lanciatori europei, che prevede di dotarli tutti dello stesso tipo di motore solido. E sarà un motore italiano, quello del razzo Vega. Questo ha ovvie ricadute economiche. Perché l’Italia, che ogni tre anni produce e vende dieci Vega, ogni anno produrrà 35 motori m più: si parla di cifre superiori ai 130 milioni di euro all’anno”. Battiston sottolinea inoltre che “l’Italia è presente in tutte le principali missioni Esa. A novembre la sonda europea Philae ha raggiunto una cometa dopo dodici anni di inseguimento. Un’impresa grandiosa ed emozionante: l’atterraggio è avvenuto a più di 500 milioni di chilometri da qui, in modo automatico, e le cose che potevano andare male erano tantissime. Invece Philae ha rimbalzato un po’ e poi si è fermata, cominciando il suo lavoro. Ecco, in quella missione c’è tantissima Italia. Così come ce n’è tanta nella missione Planck, che studia le origini dell’Universo. E anche in missioni Nasa”. “Per quanto riguarda le missioni della Nasa Battiston sottolinea che “partecipiamo ad Ams, che studia i raggi cosmici alla ricerca dell’antimateria e della materia oscura. E siamo anche nella missione Fermi, che osserva i fotoni emessi nelle violentissime esplosioni di oggetti appartenenti a galassie lontane”. Secondo il presidente dell’Asi, l’Italia spaziale avrà “un futuro importante. Ma le imprese spaziali saranno sempre più internazionali. Per andare su Marte ci vorranno due anni solo di viaggio e quello che un tempo veniva fatto da una nazione sola, come l’allunaggio degli americani, dovrà diventare uno sforzo globale. L’Italia parteciperà alle prossime missioni Nasa ed Esa. A dicembre, per esempio, si è discusso anche il completamento della missione russo-europea ExoMars. Saranno due spedizioni, nel 2016 e nel 2018, che tra l’altro cercheranno tracce di vita nel sottosuolo. Di nuovo, saremo il prima linea, visto che delle missioni Exo Mars l’Italia è il primo contributore europeo. Ma cercheremo di risolvere il mistero della vita nell’Universo anche partecipando alla missione Cheops, che andrà in cerca d altri sistemi solari e di pianeti simili alla Terra. Mentre con la missione Gaia proveremo a capire com’è distribuita la materia oscura nell’universo. Sembra fantascienza. Ma cinquant’anni fa, quando noi italiani abbiamo lanciato nello spazio il satelliti San Marco A, il primo satellite europeo, sarebbe sembrato fantascienza quello chi facciamo oggi”.