Traguardo importante raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale tumori ‘Regina Elena’
I nuovi biomarcatori riescono ad individuare i tumori piu’ aggressivi. È un traguardo importante quello raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto nazionale tumori ‘Regina Elena’, guidato da Giovanni Blandino, che ha individuato il meccanismo molecolare attraverso il quale la proteina p53 blocca l’attivita’ di ‘ricucitura’ dei filamenti del Dna danneggiato. Il lavoro, pubblicato su ‘Oncotarget’, e’ finanziato dall’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro). “Nel nostro lavoro- spiega Silvia Di Agostino, autrice dello studio- abbiamo identificato un complesso oncogenetico chiave, costituito da p53 e il fattore E2F4, che impedisce la ricucitura del Dna danneggiato da parte delle proteine RAD17 e BRCA1. Questo meccanismo e’ stato confermato in una casistica di pazienti del nostro istituto con tumori testa-collo (faringe, laringe e cavita’ orale). Campioni di tumore che presentavano il gene p53 mutato correlavano con una bassa espressione di RAD17 e BRCA1. I pazienti con il gene p53 mutato e bassa espressione di RAD17 e BRCA1 avevano caratteristiche cliniche associate ad un tumore di tipo aggressivo e seguendo il loro follow-up sono risultati avere una bassa sopravvivenza”. “Lo studio di nuove attivita’ oncogeniche della proteina p53 mutata- sottolinea Ruggero De Maria, direttore scientifico del Regina Elena- offre l’opportunita’ di sviluppare nuovi specifici marcatori tumorali diagnostici e predittivi, nonche’ di definire nuovi ed accurati bersagli molecolari. Protocolli terapeutici sull’attivita’ della proteina p53 mutata potrebbero avere una vasta applicazione in campo oncologico, in particolare sui tumori piu’ aggressivi”. L’accumulo di mutazioni nei geni e’ una caratteristica chiamata ‘instabilita’ genomica’ ed e’ comune a molti tipi di tumore. P53, fanno sapere ancora gli esperti, “e’ una proteina ad attivita’ oncosoppressoria, e cioe’ controlla che le fasi di duplicazione delle cellule avvengano correttamente al fine di mantenere integra l’informazione genica. Nel caso ci siano danni al Dna, dovuti a stress ambientali e cellulari di vario tipo, p53 blocca la divisione cellulare e attiva dei complessi proteici deputati al riparo del danno, oppure- concludono- programma l’eliminazione della cellula, detta ‘apoptosi’, se il danno e’ giudicato irreparabile”.