Accade oggi: nel 1781 la scoperta di Urano

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Vero e proprio “gigante gassoso” (predominano idrogeno, elio e metano, responsabile del suo colore blu-verde), ha 15 satelliti principali e due sistemi di anelli

pianeta-uranoQuando Urano, settimo pianeta del Sistema Solare per distanza dal Sole, venne avvistato il 13 marzo 1781 dal telescopio di William Herschel, l’astronomo tedesco pensò si trattasse di una cometa poiché la scambiò per una stella di colore bluastro che cambiava posizione. Finché, a maggio, dopo ripetute osservazioni, Herschel riconobbe la natura planetaria del nuovo oggetto celeste (che comunque già dal 1690 era stato classificato da John Flamsteed come la stella 34 della costellazione del Toro) e lo chiamò “the Georgium Sidus” (il Pianeta di Giorgio) in onore del suo protettore, Re Giogio III d’Inghilterra. Un nome che però non era gradito dalla comunità degli astronomi non filo-inglesi. Quindi, tre anni dopo, il francese Jérome Lalande prese a chiamare il nuovo pianeta Herschel, contrassegnandolo con un globo sormontato da una “H”, simbolo usato ancora oggi. Tuttavia si continuò a dibattere sul nome da dargli, attingendo come ormai tradizione alle figure della mitologia greca. Nel 1850 si accettò quindi la proposta del berlinese Johann Elert Bode di assegnare al pianeta il nome della divinità greca che personifica l’ouranós, il cielo, compagno di Gaia e padre dei Ciclopi e dei Titani. Vero e proprio “gigante gassoso” (predominano idrogeno, elio e metano, responsabile del suo colore blu-verde), Urano, ha 15 satelliti principali e due sistemi di anelli che vennero scoperti, il primo il 10 marzo 1977 ed il secondo nel 2005 grazie al telescopio spaziale Hubble. Ha un diametro di 51.118 km (che lo rende il terzo pianeta più grande del sistema solare, in grado di contenere la Terra 64 volte) ed una temperatura che arriva fino -215 °C a causa della sua lontananza dal sole (2.900 milioni di km, 19 volte più della Terra). Poiché ha inoltre un asso di rotazione quasi parallelo al piano orbitale (forse a causa di un colossale impatto con un altro oggetto celeste), ciascuno dei due poli del pianeta resta esposto alla luce solare per 42 anni, la metà del periodo di rivoluzione che ha una durata di circa 84 anni.

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