Capracotta, facciamo chiarezza sul record: il WMO, i “dati ufficiali” e le FOTO che fanno discutere il mondo intero

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Capracotta in corsa per il record mondiale, ma il WMO non registra le precipitazioni nevose e servirebbe un’inchiesta internazionale

A Capracotta (1.421 metri, provincia di Isernia) giovedì 5 marzo sono caduti 256cm di neve in sole 18 ore, un dato che – come abbiamo già avuto modo ampiamente di scrivere nei giorni scorsi – potrebbe stabilire il nuovo record relativo alle precipitazioni nevose accumulatesi in 24 ore. Sul fatto che abbia nevicato così tanto ci sono pochi dubbi. Centinaia di foto testimoniano i primi piani delle abitazioni completamente sommersi da oltre tre metri di cumuli nevosi, e hanno fatto il giro del mondo sui principali mass-media di tutti i Paesi.

I 256cm sono stati misurati fuori dal centro abitato da alcuni nivofili meteo-appassionati molisani nel modo più accurato possibile, dove il vento non poteva influenzare il manto nevoso con accumuli eolici come invece quelli a ridosso delle abitazioni. Ovviamente non mancano gli scettici che provano ad arrampicarsi sugli specchi spulciando i dati di MeteoMont, che però compie i rilevamenti in ben altre località e non ha alcun punto di misurazione a Capracotta o nelle zone più colpite dall’eccezionale nevicata del 5 marzo. Ci chiediamo, oltre alle incredibili foto, cosa possa continuare ad alimentare lo scetticismo rispetto ad un evento che – a prescindere dal record – è straordinario.

Per quanto riguarda il record, sarebbe necessaria un’inchiesta della World Meteorological Organization perché si possa parlare di un “record ufficiale” ma al momento la WMO non registra le precipitazioni nevose in nessuna parte del mondo.

Secondo Randall Cerveny (chief rapporteur of weather and climate extremes del WMO) l’Organizzazione non rileva questo dato specifico perché molto limitato geograficamente e “segnatamente difficile” da verificare. “La WMO al momento sta valutando di includere gli estremi di precipitazioni nevose mondiali come nuova categoria del WMO Archive of Weather and Climate Extremes,” dichiara Cerveny. “E’ probabile che lo aggiungeremo all’archivio nel futuro prossimo. Quando lo faremo, certamente investigheremo su questo dato dall’Italia Appenninica, dov’è possibile che si sia battuto il record di precipitazione nevosa estrema nell’arco di un solo giorno.”

Gli accumuli nevosi sono notoriamente difficili da quantificare. Ad esempio, le misurazioni nevose ufficiali negli Stati Uniti richiedono l’utilizzo di una tavola (di legno compensato, bianco, delle dimensioni di 40×40 cm) che viene ripulita al momento di ogni misurazione. Anche se si usassero gli strumenti corretti, la possibilità di inficiare il risultato totale c’è sempre. “Anche procedere alle misurazioni troppo spesso può influire sul dato totale di precipitazioni nevose, perché la compressione della neve è un fattore critico nelle misurazioni nevose,” sostiene Cerveny.

USA, Canada e Giappone seguono procedure molto severe a riguardo, ed i report da questi Paesi sono largamente accettati come “world records” dai meteorologi, anche se non ufficialmente dal WMO. Se l’accumulo di Capracotta alla fine verrà verificato, supererebbe di 25 cm il record mondiale correntemente accettato (230cm, Monte Ibuki, Giappone, 14 febbraio 1927). Tra il 14 ed il 15 aprile 1921 sono caduti 192cm a Silver Lake, Colorado, e quella misurazione detiene ancora il record statunitense per il lasso di tempo di 24 ore.

Anche se il WMO dovesse decidere di inserire i dati sulla neve, ci vorrà comunque del tempo perché le indagini si concludano: queste prevedono da una parte delle commissioni interne, e dall’altra climatologi e meteorologi dal Paese interessato.

Quelle commissioni discutono tutti gli aspetti degli eventi (come l’equipaggiamento, le tecniche di monitoraggio, la località) e poi consigliano al WMO chief Rapporteur se accettare o meno l’evento come un estremo meteorologico da record mondiale ufficiale,” dichiara Cerveny. “Quando quella decisione viene presa, diramiamo un comunicato attraverso gli uffici WMO di Ginevra.”

Un esempio recente di indagine della WMO ha riguardato la temperatura estrema di +56°C a El Azizia, Libia, nel 1922: le commissioni hanno scoperto che la misurazione era erronea, cosa che ha elevato a record mondiale la temperature di +54°C rilevata nella Death Valley.

 

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