Già nota come “Equinox Eclipse”, l’eclissi del 20 marzo bloccherà circa il 90% della luce solare sull’Europa e sarà l’evento più rilevante degli ultimi 16 anni
Già nota come “Equinox Eclipse” perchè si verificherà proprio nel giorno dell’equinozio di primavera, bloccherà circa il 90% della luce solare sull’Europa e sarà l’evento più rilevante degli ultimi 16 anni, il primo da quando gli impianti fotovoltaici producono fino al 25% dell’approvvigionamento energetico di alcuni Paesi europei. Si teme, quindi, per il rovescio della medaglia dell’energia pulita, che sfrutta fonti naturali come in questo caso il sole, che però improvvisamente verrà nascosto dalla luna.
“Tutta l’Europa è interessata, direttamente o indirettamente,” aggiungono dall’ENTSO-E, ma i Paesi più a rischio sono quelli dove il fotovoltaico ha un ruolo importante, come ad esempio la Germania, che ricava un quarto della sua elettricità dall’energia verde, tra fattorie eoliche e pannelli solari.
Mentre la posizione ENTSO-E è ormai ben nota, vi è anche un altro interessante punto di vista, quello di Barry Fischer, Head Writer di Opower, compagnia software che utilizza varie informazioni e dati per aiutare i gestori di servizi pubblici (gas ed elettricità) a migliorare l’esperienza dei propri utenti. Basandosi sull’immensa disponibilità di dati dei partner Opower, la compagnia ha pubblicato uno studio la scorsa settimana relativo all’eclissi solare parziale avvenuta lo scorso ottobre negli Stati Uniti.
Non vi è grande disponibilità di dati storici che riguardano eclissi e rete elettrica. Ad esempio, l’11 agosto del 1999, quando si verificò l’ultima l’eclissi totale in Europa, solo l’1% dell’elettricità veniva ricavata dai pannelli solari.
Quello che è stato scoperto da Opower è affascinante: sebbene l’eclissi del 2014 abbia oscurato solo dal 30 al 50% del Sole, la produzione di elettricità è calata nell’arco di tre ore pomeridiane, prima di tornare a livelli normali. Esaminando i dati relativi a 5000 case alimentate da pannelli fotovoltaici negli Stati Uniti occidentali, Opower ha rilevato che, durante l’eclissi, quelle case hanno inviato il 41% in meno di elettricità. Assieme al calo di circa 1000 megawatt nella produzione, la compensazione è avvenuta grazie alle centrali termoelettriche. Nessun problema serio si è verificato in quel 23 ottobre 2014, sebbene sia interessante notare l’impatto dell’eclissi sulla produzione di energia da fonte solare, che è stato non solo rilevato ma anche misurato.
Quale sarebbe quindi la differenza tra un’eclissi e una giornata nuvolosa? “L’impatto di un’eclissi può essere registrata ampiamente – e velocemente – in un’intera regione,” dichiara Fisher a Universe Today. Una piccola area può anche essere nuvolosa, ma, su larga scala, altre aree sono prive di copertura nuvolosa e ciò agisce in compensazione. Un’eclissi, anche se parziale, è differente nella sostanza, perché l’inizio improvviso e la conclusione sono relativamente uniformi in una zona molto ampia.
Il 20 marzo vi è dunque una grande occasione per studiare gli effetti di un’eclissi sulla produzione di energia solare su larga scala. Uno studio tedesco, della University of Applied Sciences di Berlino, suggerisce che la produzione di energia solare diminuirà 2,7 volte più velocemente del solito nell’arco di tempo in cui si verificherà l’eclissi, e per un periodo di 75 minuti.
Fischer ha anche sottolineato che “la seconda metà dell’eclissi solare parziale presenterà una sfida notevole,” per la rete elettrica, mentre viene inondata di produzione di energia solare 3,5 volte più velocemente della norma.
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