La campagna per liberalizzare il settore s’infiamma
La Florida è famosa per il suo clima tropicale e soleggiato ma l’industria dell’energia solare non riesce a decollare. E non per caso.
La campagna per liberalizzare il settore s’infiamma nelle strade del Sunshine State. Perché nonostante le condizioni ideali e un tasso d’insolazione eccezionale la Florida non riesce a trarre profitto da questo risorsa naturale illimitata e registra, incredibilmente, un tasso di utilizzazione del solare inferiore a quello del New Jersey o del Massachusetts, Stati molto più settentrionali e climaticamente sfavoriti.
Di fronte a questa situazione ai limiti della farsa autolesionista, si è realizzata una sorta di unione sacra che ha messo d’accordo avversari tradizionali, scardinando obsolete distinzioni politiche tra destra e sinistra. Come spiega, Tory Perfetti, leader della campagna “Floridians for Solar Choice”: “La nostra coalizione riunisce gente di destra, di sinistra, ecologisti, gruppi dei Tea Party, cristiani evangelici, la Federazione commercianti, insomma gente di tutti gli orientamenti politici”.
La Florida, infatti, è uno dei pochi Stati americani che vieta agli individui e alle imprese di rivendere l’elettricità che producono ai fornitori tradizionali.
Questo proprietario ha speso più di 35mila euro per passare al solare ricevendo un credito d’imposta dal governo federale. Ma per rimborsare l’investimento deve vendere il suo surplus energetico. “In Florida splende sempre il sole, sottolinea. Tutti dovrebbero passare al solare” Sono i grandi produttori del settore che fanno resistenza. E hanno persino chiesto di tassare gli utilizzatori che passano l’elettricità in più sulla rete elettrica esistente.
Ma la lobby del solare ha una carta vincente in mano: la difesa dell’ambiente. Non è un caso se la campagna per la liberalizzazione del solare ha già raccolto oltre 100mila firme con l’obiettivo di un referendum locale sulla questione in occasione delle elezioni del 2016.