Nella conferenza discusse le modalità in cui si può intervenire per la messa in sicurezza e la prevenzione di possibili catastrofi
Per l’Italia, all’appuntamento ha partecipato anche il Capo del Dipartimento della Protezione Civile italiana Franco Gabrielli. I due interventi della giornata di ieri, tenuti nell’ambito di tavole rotonde ministeriali, sono stati ispirati ai principali concetti delineati dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottata nel 2013 (68/211) – la normativa che testimonia l’impegno dell’Italia nel delicato settore della riduzione del rischio da disastri.
La Risoluzione è un atto di indirizzo politico, che fissa gli elementi portanti della conferenza: la strategia internazionale per la riduzione dei disastri, la sensibilizzazione crescente per la riduzione del rischio da catastrofi e la capacità di resilienza delle singole Nazioni e delle comunità nazionali.
Punto di riflessione anche il programma d’azione decennale dello Hyogo Framework for Action, dedicato ai progressi raggiunti negli ultimi anni nell’ambito della riduzione e gestione dei rischi, a livello internazionale, nazionale e locale.
Il Prefetto Gabrielli porta ad esempio dei partecipanti, il Sistema di Protezione Civile italiano basato su un forte ruolo di coordinamento svolto dal livello centrale, comunque in grado di coinvolgere l’intero territorio nazionale anche attraverso la condivisione di politiche pubbliche per la gestione del rischio. Questo è possibile, sottolinea Gabrielli, attraverso un’adeguata leadership a livello locale, che in Italia, ad esempio, viene garantita dal Sindaco riconosciuto, per norma, quale autorità di Protezione civile.
Anche nei piani di gestione del rischio deve essere riflesso il ruolo fondamentale dei diversi livelli amministrativi e di governo. Un caso è rappresentato dal programma di sicurezza nelle scuole che, a seguito del terremoto di L’Aquila del 2009, è evoluto in un vero e proprio Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Sismico dedicato a tutti gli edifici pubblici, comprese le scuole. Assume così un ruolo importante, la diffusione capillare della “cultura di protezione civile” per prevenire e ridurre il rischio di catastrofi
nelle aree urbane. Su questo si lavora costantemente attraverso mostre itineranti, pubblicazioni e campagne di comunicazione che riconoscono nei volontari formati, la spina dorsale per l’informazione dei cittadini.Utile,a tale scopo, è la campagna lanciata nell’ambito del programma delle nazioni unite per la riduzione del rischio d disastri (UNISDR), denominata ‘Making cities resiilient’ che ha registrato finora, nel nostro paese, l’adesione di oltre 150 Sindaci rappresenti di altrettanto comuni italiani.
Un’occasione di scambio e confronto, che vede il Capo del Dipartimento sottolineare l’importanza di “(…) rafforzare le politiche di resilienza a livello locale attraverso la promozione di processi decisionali basati sulle evidenti necessità e criticità dei territori el’identificazione e la valutazione dei rischi su di essi insistenti, che insieme alla promozione di una banca dati per registrare le perdite conseguenti ai disastri potranno essere strumenti fondamentali per l’analisi ed il monitoraggio dei rischi nelle aree urbane , indispensabili per la individuazione di esigenze e priorità specifiche di un territorio e per garantire una ripartizione adeguata delle risorse finanziarie (…).”.