Starnuti, naso gocciolante e congestionato, prurito agli occhi, al naso e alla gola, in alcuni casi asma, rinite, congiuntivite, eczema
Con la primavera si apre la stagione dei pollini e a rendere più dura la vita di chi soffre di allergie ci si mettono anche i cambiamenti climatici, perché si prevede che l’aumento delle temperature causerà stagioni dei pollini più lunghe oltre ad aumentare la diffusione di una pianta temibile: l’ambrosia. Per dare una dimensione del fenomeno ”allergia”, che in Europa è tra le malattie croniche più comuni, basta dire che quest’anno un cittadino europeo su due soffrirà di una qualche forma di allergia. 113 milioni di persone soffrono di rinite allergica, 68 milioni di persone soffrono di asma allergica, tra il 20 e il 30% della popolazione europea soffre di allergie respiratorie. Per studiare il collegamento tra allergie da polline, cambiamenti climatici, qualità dell’aria e sfruttamento del suolo, per la prima volta in Europa è al lavoro un consorzio di ricerca multidisciplinare, ”Atopica”, finanziato dall’Unione Europea, secondo il quale l’Ambrosia artemisiifolia rappresenta una seria minaccia per la salute dell’uomo, per l’economia e per l’ambiente. La reazione allergica al polline è provocata da alcune proteine presenti nei granuli pollinici, e quelli dell’ambrosia contengono alcuni tra i più potenti allergeni dei pollini. Non solo: finora sono stati identificati fino a oggi 10 diversi allergeni in questo polline. Ma cos’è l’ambrosia (Ambrosia artemisiifolia)? E’ una specie altamente invasiva originaria del Nord America che cresce in particolare nei campi, sul ciglio delle strade e lungo gli argini. Ha cominciato a diffondersi in Europa dopo il 1940, in seguito al commercio di sementi contaminate dai suoi semi. Si diffonde velocemente in condizioni di clima continentale caldo e secondo Atopica rappresenta una seria minaccia per la salute dell’uomo, per l’economia e per l’ambiente. Questa pianta infatti danneggia l’agricoltura e gli ecosistemi naturali perché compete con successo per l’accaparramento delle risorse con le piante che crescono vicine e con le coltivazioni. I campi di girasoli, per citare un esempio, sono particolarmente soggetti all’infestazione da parte dell’ambrosia. Oggi la diffusione dell’ambrosia in Europa è in aumento. Lo stesso dicasi per le allergie. E sebbene il polline non sia considerato un inquinante dell’aria, la quantità di polline di ambrosia presente nell’atmosfera – rilevano gli studi di Atopica – può costituire una minaccia per la qualità dell’aria e per la salute. In diverse parti degli Stati Uniti e del Canada il polline dell’ambrosia rappresenta la seconda più importante causa di allergie stagionali e risulta in aumento la sua rilevanza da un punto di vista clinico in Europa. In Europa, oggi, le popolazioni di ambrosia hanno stabilmente colonizzato la valle del Rodano in Francia, l’Austria, l’Ungheria, la Serbia, la Slovenia, la Croazia, la Slovacchia, la Romania e la parte occidentale della Regione Lombardia in Italia, causando notevoli problemi. Gli scienziati di Atopica hanno sviluppato un modello matematico che simula la crescita della pianta, in relazione a diversi scenari climatici, e prevedono una distribuzione dell’ambrosia più ampia rispetto a quanto è possibile osservare oggi minacciando in particolare Regno Unito e Danimarca. Le previsioni per l’Europa meridionale sarebbero, invece, più favorevoli da questo punto di vista. Ed ecco qualche come riconoscere la pianta. Le foglie somigliano molto a quelle dell’artemisia, ma hanno la lamina profondamente divisa, pagina superiore e quella inferiore di colore verde, anche stropicciate non hanno odore. Il fusto è verde purpureo ricoperto da una bianca peluria che le conferisce un aspetto vellutato, è ramificato e lungo da 20 a 250 cm. Il fiore maschile è giallo verde e le infiorescenze sono a forma di spiga. Ma come funzionano le allergie? Il sistema di difesa (immunitario) dell’organismo non svolge correttamente i propri compiti, riconosce come nocive sostanze che non lo sono e reagisce contro di esse. Quando entrano in contatto con questo genere di sostanze (chiamate allergeni), le persone che soffrono di allergia producono particolari anticorpi diretti contro di esse e chiamati immunoglobuline E (IgE). Le cellule del sistema immunitario vengono attivate e rilasciano sostanze come l’istamina, in grado di scatenare i classici sintomi dell’allergia: starnuti, naso gocciolante e congestionato, prurito degli occhi, del naso e della gola, in alcuni casi asma, rinite e congiuntivite (il cosiddetto raffreddore allergico), eczema, o altri sintomi.