Schianto aereo Germanwings: “Per Lubitz le vite degli altri in quel momento non contavano”

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“In quel momento ha pensato di chiuderla con la vita che ti fa troppo soffrire”

LaPresse/Reuters
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“Lubitz cercava nel suicidio la spettacolarità, farla finita con se stesso in quel preciso momento. Si è dimenticato di essere alla guida di un aereo, si è ricordato solo che voleva farla finita. A uno che si suicida non importa se il suo gesto coinvolge altre persone: in quel momento vuole soltanto l’autodistruzione”. Lo scrittore e giornalista Roberto Gervaso, commenta così all’AdnKronos le ultime notizie relative al copilota dell’Airbus della Germanwings, Andreas Lubitz, dalle quali sembra emergere che l’uomo avesse sofferto di una forte depressione nel 2009 e che avesse tenuto nascosti i suoi problemi psichici. Gervaso, che ha subito tre gravi crisi depressive nel corso della sua vita – delle quali parla nel libro “Ho ucciso il cane nero. Come ho sconfitto la depressione e riconquistato la vita” – sostiene che “ci poteva essere anche il resto dell’umanità su quell’aereo, ma non avrebbe avuto importanza: quello era il momento topico. Lubitz aveva interesse soltanto per il proprio annientamento e in quel momento si è completamente dimenticato di dove si trovava: se avesse avuto un attacco a letto, si sarebbe gettato dalla finestra, se fosse stato alla guida di una macchina, si sarebbe schiantato”. “In quel momento – prosegue Gervaso – ha pensato di chiuderla con la vita che ti fa troppo soffrire, e di portare con sé degli innocenti che hanno avuto la sventura di non essere depressi come lui. Il depresso – sottolinea – non sente l’umanità, sente solo se stesso: per l’umanità, che nella sua mente ‘sta bene’, prova solo invidia o odio. In quei momenti, pensi che tutto sia contro di te, e lui ha voluto punire anche chi non era depresso, in questo caso i poveri passeggeri. E’ una sorta di vendetta contro Dio: se siamo tutte sue creature – può aver pensato – perché io devo soffrire e loro farsi beatamente un viaggio da Barcellona a Düsseldorf?”.

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