In caso di disturbi di questo tipo, chi si suicida o commette omicidi lo fa sotto la spinta di convinzioni deliranti
Episodi depressivi anche gravi, difficilmente, da soli possono spiegare un comportamento dall’esito cosi’ tragico quale quello che avrebbe portato il giovane copilota Andreas Lubitz a far schiantare l’Airbus A320 sulle Alpi francesi. Semmai tale assurdo atto sarebbe piu’ compatibile con un problema di ‘paranoia’ o disturbo delirante. E’ quanto sostiene in un’intervista all’ANSA lo psichiatra Ferdinando Pellegrino, esperto di suicidio e di ‘burn out’, esaurimento e depressione in ambito lavorativo. “In realta’ – spiega lo psichiatra – esistono alcune patologie, ad esempio il disturbo delirante, che lasciano integre le funzioni mentali dell’individuo, che quindi puo’ ad esempio con facilita’ superare test psicologici che servono per l’accesso a una professione”. In caso di disturbi di questo tipo, chi si suicida o commette omicidi lo fa sotto la spinta di convinzioni deliranti (ad esempio mi sento il “padrone del mondo”, oppure “mi stanno perseguitando”), continua Pellegrino. Certo e’, commenta l’esperto, che se un soggetto ha sofferto in passato di un episodio depressivo lungo e anche grave come quello che si sospetta per il copilota, occorre sapere se si sia trattato di vera depressione e quali farmaci prendesse, e se e quando ha sospeso la terapia. “In questi casi occorre essere rigidi sul fronte professionale”, sottolinea Pellegrino. Infatti esistono dei disturbi gravi che, anche se il soggetto e’ stato valutato in remissione clinica completa, possono ricomparire in ogni momento, per esempio, appunto, un disturbo delirante o paranoico.