Cos’è la Sindrome di Burnout, la malattia di Andreas Lubitz costata la vita a 150 persone

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Il giovane pilota tedesco Andreas Lubitz che ha schiantato l’Airbus A320 di Germanwings sulle Alpi era affetto dalla Sindrome Da Burnout

BURNOUTVentisettenne tedesco, nato a Montabaur, in Renania, con 630 ore di volo alle spalle e certificato d’eccellenza Faa. Sono queste le generalità di Andreas Lubitz. Il disastro aereo dell’airbus della Germanwings sarebbe stato provocato da un gesto volontario di questo giovane copilota, rimasto solo al comando, a detta del procuratore di Marsiglia Brice Robin che, alla luce delle indagini in corso, afferma che l’interpretazione più plausibile dell’accaduto è che il ragazzo abbia volontariamente permesso la perdita di quota dell’areo, intenzionato a distruggerlo, facendolo precipitare sulle Alpi francesi e provocando la morte delle 150 persone a bordo.

Il sito del quotidiano tedesco Faz cita la madre di un’amica d’infanzia di Lubitz con la quale lui si sarebbe confidato, dicendo che aveva già sofferto della Sindrome di Burnout; una Sindrome di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e derealizzazione personale, in costante aumento tra i lavoratori dei Paesi occidentalizzati a tecnologia avanzata. Il termine, che si può tradurre in italiano come “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”, è apparso per la prima volta nel mondo dello sport nel 1930 per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati e/o di mantenere quelli acquisiti. Il termine, poi, è stato ripreso dalla psichiatra americana Maslach nel 1975, che lo ha utilizzato per definire una Sindrome i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata implicazione relazionale.

La Maslach definisce il Burnout come una perdita di interesse verso le persone con le quali il soggetto che ne è colpito svolge la propria attività. La Sindrome si presenta in persone che, professionalmente, sono a contatto e si prendono cura degli altri(es. medici, psicologi, infermieri, insegnanti ecc); categorie estese, negli anni 60’, a tutti i professionisti o lavoratori che hanno un contatto frequente col pubblico, con un’utenza (es. avvocati, ristoratori, politici, impiegati postali, manager, centralinisti, segretari ecc.). 

SINTOMI: I sintomi della Sindrome di Burnout sono raggruppabili in 4 categorie: 1) collasso delle energie psichiche, in cui rientrano molti sintomi tipici degli stati ansioso-depressivi (alta resistenza ad andare a lavoro ogni giorno, apatia, demoralizzazione, difficoltà di concentrazione, incubi notturni, disagio, irritabilità, paure eccessive ed immotivate ecc.); 2) collasso della motivazione, in cui rientrano tutte le disfunzioni psichiche che portano alla depersonalizzazione del soggetto colpito e ad un progressivo scadimento della qualità professionale (distacco emotivo, rigidità nell’imporre o applicare norme e regole, cinismo, disinteresse oppure ostilità e rifiuto verso utenti o verso i colleghi, pessimismo); 3)caduta dell’autostima (il soggetto colpito inizia a svalutarsi professionalmente e sul piano professionale, non riesce a frenare il crollo di fiducia nelle proprie capacità e risorse, i suoi impegni gli sembrano insostenibili e sente di non essere all’altezza dei problemi lavorativi e privati), 4) perdita di controllo (il soggetto colpito non riesce a controllare lo spazio e l’importanza del lavoro nella propria vita, con la sensazione che il lavoro lo invada e malessere anche oltre l’orario lavorativo).

Tra i sintomi comportamentali: assenteismo, fuga dalla relazione, trascorrendo più tempo del necessario al telefono, cercando scuse per uscire o svolgere attività che non richiedono l’interazione con utenti e colleghi, progressivo ritiro dalla realtà lavorativa, presentandosi alle riunioni senza intervenire, senza alcuna partecipazione emotiva e solo per lo stretto necessario, difficoltà a scherzare sul lavoro o semplicemente a sorridere, perdita di autocontrollo (relazioni emotive violente, impulsive verso utenti e/o colleghi), tabagismo e assunzione di sostanze psicoattive (alcol, psicofarmaci, stupefacenti). 

CAUSE: Nell’evidenziare le cause della Sindrome di Burnout, occorre distinguere tra fattori individuali (caratteristiche della personalità, aspettative professionali, stress non professionali) e fattori socio-culturali (le cause oggettive possono essere attribuite alle caratteristiche intrinseche dell’organizzazione lavorativa: scarsa retribuzione, problematiche inerenti il mondo lavorativo, eccessivo carico di lavoro, relazioni ambientali sfavorevoli, poche risorse materiali, eccessiva routine, conflitti e competizione tra colleghi e con i superiori, scarsa qualità di comunicazione, poche gratificazioni da parte dei colleghi).  Quattro sono le fasi della Sindrome:1° fase (entusiasmo realistico), 2°(stagnazione), 3°(frustrazione), 4°fase (apatia, vera e propria “morte professionale”). La 1°fase, preparatoria, spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale, nella 2°fase il soggetto, sottoposto a carichi lavorativi eccessivi, inizia a rendersi conto che le sue aspettative non coincidono con la realtà lavorativa; nella 3°fase, il soggetto avverte sentimenti di inutilità, inadeguatezza, insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato, nella 4° fase l’interesse e la passione per il lavoro si spengono completamente.

DIAGNOSI: La diagnosi della Sindrome si basa sull’uso di questionari che trovano un limite enorme nel fatto che attualmente non esiste una definizione univoca di Burnout. Il test più diffuso è il Maslach Burnout Inventory (MBI), di cui sono disponibili diverse versioni per diversi gruppi professionali. Si tratta di un test che permette di avere informazioni sulle variabili personali, sociali e istituzionali che possono incentivare o ridurre il rischio di Burnout che poi potranno essere utilizzate per progettare interventi di prevenzione e cura. Il test è stato messo a punto nel 1981 da Maslach e Jackson e consiste in un questionario che valuta 3 componenti del Burnout: esaurimento emotivo (EE), depersonalizzazione (D) e mancata realizzazione personale (RP).

CURA: Per curare la Sindrome, si utilizza un approccio multidimensionale, prendendo in esame diversi fattori e più livelli, coinvolgendo istituzioni, amministrazione scolastica, associazioni di categoria, studenti, famiglie, sanità, operando sul piano sociale, politico, sanitario, economico. L’intervento a livello preventivo e terapeutico, prevede la creazione di programmi personalizzati per alleviare lo stress lavorativo. Efficaci sono i gruppi di supporto. I gruppi Balint, ad esempio, favoriscono e promuovo l’interazione, l’interdipendenza, l’organizzazione gerarchica e ideologica, intesa come schema di riferimento. La cura più indicata resta comunque la disponibilità dell’altro ad ascoltare lo sfogo, a comunicare, condividendo emozioni e frustrazioni di colui che è intrappolato nel Burnout. Un prezioso aiuto è offerto dalla psicoterapia in quanto la guarigione passa attraverso un ritorno a sé stessi, valutando le proprie aspirazioni professionali più profonde ed i propri limiti. 

PREVENZIONE: Per prevenire la Sindrome di Burnout, occorre ottimizzare la gestione del tempo dei lavoratori, riservando del tempo adeguato per ricaricarsi fisicamente, energeticamente ed emotivamente.

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