Norilsk è una città della Russia situata nel Territorio di Krasnojarsk, nell’estremo nord della Siberia centro-occidentale. La città sorge ad una latitudine di oltre 69° nord ed è la seconda città al mondo per popolazione oltre il Circolo Polare Artico (dopo Murmansk) e la più settentrionale della Siberia. È invece seconda a Jakutsk per quanto riguarda le città situate su una zona a suolo permanentemente gelato (“permafrost”). Essendo situata nel nord della Siberia, sul limite settentrionale della taiga, Norilsk gode di un clima sub-artico “continentalizzato”, con temperature invernali spesso sotto i -30°C, anche se in estate il clima può diventare piuttosto mite e data la continentalità del luogo le temperature possono salire anche oltre i +30°C (come eccezionalmente è avvenuto nel Luglio 2013) fra Giugno e Luglio.
La città è coperta dalla neve per circa 250 giorni all’anno, con nevicate e a volte vere e proprie tempeste di neve per circa 110-130 giorni. La notte artica dura da Dicembre a fine Gennaio, così come in estate il sole non tramonta mai da metà Maggio a fine Luglio. Norilsk è la 4ª città più ventosa al mondo e questo porta a far percepire le temperature anche -10° -15° gradi di meno rispetto il valore reale. La temperatura più bassa mai registrata è stata di ben -58.6°C (su una media di Gennaio di -35°C) mentre la più alta è stata di +32°C, registrata proprio nel Luglio del 2013. In questi giorni il passaggio di diversi sistemi frontali a carattere freddo, legati alle profonde circolazioni depressionarie in movimento lungo la costa artica siberiana, fra il mar di Barents e il mar di Kara, ha apportato abbondantissime nevicate sulle lande ghiacciate della Siberia centro-settentrionale.
Colpa dell’ulteriore abbassamento di latitudine del “lobo siberiano” del vortice polare che ha stabilito un ampio e profondo vortice depressionario principale, colmo di aria molto gelida a tutte le quote, con valori sotto i -40°C a 500 hpa, sulla penisola di Tajmyr. Questa profonda e vasta circolazione depressionaria colma di aria molto fredda, legata alla circolazione del vortice polare, si è da subito contrapposta con il robusto anticiclone dinamico da giorni presente sull’ovest della Russia europea. Le nevicate più intense e persistenti si sono concentrate proprio nell’area attorno la città di Norilsk che è stata sepolta da accumuli “nivometrici” eolici impressionanti, alti fino a più di 5-6 metri in alcuni punti della città siberiana. Ma in alcune zone, grazie anche all’effetto di trascinamento del manto nevoso, indotto sia dalle forti raffiche di vento che dagli accumuli di neve precipitati dai tetti degli edifici, il muro di neve che si è venuto a creare supera abbondantemente i 6 metri. Un vero e proprio muro bianco, alto più di una abitazione, che ha sepolto interi centri abitati, rendendo impossibile qualsiasi tipo di collegamento.
In molti casi le autorità locali sono state costrette a scavare dei tunnel sotto la neve per permettere alla gente di poter uscire dalle proprie abitazioni. Questi accumuli, seppur in larga parte acuiti dall’azione eolica, si sono raggiunti proprio grazie alle forti e persistenti nevicate che nei giorni scorsi si sono abbattute sul Territorio di Krasnojarsk, accompagnate pure da venti piuttosto intensi e da temperature piombate sotto il muro dei -25°C -30°C. La fase di maltempo estrema che ha interessato la parte più settentrionale della Siberia centro-settentrionale è stata determinata dall’approfondimento di una depressione, interamente riempita con aria gelida d’estrazione artico continentale siberiana, sul mare di Kara. Il ramo freddo del sistema frontale, associato al ciclone extratropicale freddo, dalla penisola di Gyda si è spinto in direzione della penisola di Tajmyr, interessando il Territorio di Krasnojarsk con nevicate diffuse e autentici rovesci nevosi, accompagnati da intensi venti da S-SO e Sud, capaci di toccare picchi di oltre 60 km/h, causa l’inspessimento del “gradiente barico orizzontale” prodotto dall’approfondimento del ciclone extratropicale a carattere freddo.
Le nevicate abbondanti, depositandosi sopra il già spesso strato di neve ghiacciato presente al suolo, hanno prodotto accumuli superiori ai 2-3 metri, successivamente modellati dalle raffiche di vento e dal fenomeno dello “scaccianeve basso”, che oltre a ridurre la visibilità ha creato imponenti accumuli eolici (la cosiddetta “neve ventata”) nei punti più ridossati alla ventilazione.