Il bilancio dell’eruzione del 1944 fu di 26 morti per il crollo dei tetti degli edifici
L’attività del 1944 ha avuto inizio il 18 marzo attraverso un sensibile aumento dell’attività stromboliana e con l’emissione di colate che si sono riversate lungo il fianco est e sud del cono vulcanico; uno di questi flussi si è diretto verso l’Atrio del Cavallo, per poi raggiungere ed invadere gli abitati di Massa di Somma e di S. Sebastiano. Dal pomeriggio del 22 marzo, l’eruzione si è caratterizzata per l’emissione di fontane di lava e di alte colonne di cenere (fino a 5 km di altezza sopra il cratere), accompagnate da valanghe detritiche ad alta temperatura e da flussi piroclastici. Il 24 marzo l’attività eruttiva, che nei giorni precedenti era già andata scemando, è arrivata alla fase conclusiva, passando pian piano alla sola emissione di cenere, che è infine cessata del tutto il 29 marzo.
Quella del 1944 è stata l’ultima eruzione del Vesuvio, ed ha segnato il passaggio del vulcano da uno stato attivo, dove il sistema magmatico era dotato di un condotto di alimentazione aperto ad uno stato quiescente, con condotto ostruito (lo stato attuale).
L’INGV tiene costantemente sotto controllo il Vesuvio attraverso l’osservazione di parametri geochimici e geofisici, e vengono effettuate regolari campagne di misura.