E’ il primo studio che dimostra l’entità del disboscamento del grande polmone verde delle Terra
Dagli anni Sessanta le attivita’ dell’uomo hanno ridotto di piu’ di un decimo alberi e piante della foresta amazzonica. Lo sostiene uno studio condotto dall’Universita’ di Edimburgo, e pubblicato su Geophysical Research Letters, che sottolinea come la deforestazione abbia contribuito ad un aumento della quantita’ di CO2 nell’atmosfera, rafforzando cosi’ il potenziale impatto del cambiamento climatico. E’ il primo studio che dimostra l’entita’ del disboscamento del grande polmone verde delle Terra, determinando l’impatto che l’uomo ha avuto sulla capacita’ della foresta di immagazzinare carbonio. Per gli scienziati, la deforestazione dell’Amazzonia ha contribuito per l’1,5% nell’aumento di livelli di CO2 dalla meta’ del XIX secolo. Secondo la ricerca, inoltre, se il disboscamento non fosse avvenuto, piante e alberi avrebbero stoccato il 12% in piu’ di CO2. “Il nostro studio indica che l’impatto della deforestazione su vasta scala sul bilancio di carbonio dell’Amazzonia e’ stato in parte compensato dalla ricrescita continua della vegetazione, nonostante le prolungate attivita’ dell’uomo. Nel complesso, i nostri risultati offrono una base per comprendere meglio il ciclo globale del carbonio”, ha detto Jean-Francois Exbrayat, scienziato dell’Universita’ di Edimburgo e coordinatore dello Studio. I ricercatori hanno anche prodotto delle mappe per mostrare quale sarebbe stata oggi la superficie dell’Amazzonia se l’uomo non ne avesse distrutto ampie zone, dimostrando che la foresta sarebbe stata molto piu’ estesa.