Archeologia: le mummie rivelano la storia della tubercolosi in Europa

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E’ quanto rivela uno studio pubblicato su Nature Communications da ricercatori britannici, israeliani e ungheresi guidati dall’Università di Warwick

La storia della tubercolosi in Europa riemerge dallo studio di 26 mummie custodite per oltre due secoli nella cripta di una chiesa domenicana della citta’ di Vac, in Ungheria. L’analisi del Dna dimostra che la Grande Piaga Bianca, ovvero l’epidemia di tubercolosi che falcidio’ la popolazione del Vecchio Continente tra ‘700 e ‘800, venne scatenata da diversi ceppi di batteri che convivevano (anche nel corpo degli stessi malati) e che discendevano da un unico antenato comune comparso ai tempi dell’antica Roma, il ‘nonno’ dei casi di tubercolosi che ancora oggi si registrano in Europa e in America. E’ quanto rivela uno studio pubblicato su Nature Communications da ricercatori britannici, israeliani e ungheresi guidati dall’Universita’ di Warwick in Gran Bretagna. Le 26 mummie di Vac appartengono a individui (per lo piu’ cattolici) deceduti tra il 1745 e il 1808: i loro corpi, conservati grazie ad un processo di mummificazione naturale, hanno custodito il Dna dei batteri della tubercolosi che imperversavano in Europa piu’ di due secoli fa. Grazie alle tecniche della metagenomica, che consentono di sequenziare contemporaneamente il Dna di piu’ organismi presenti nello stesso campione biologico, i ricercatori sono riusciti a ricostruire 14 genomi appartenenti ad antichi batteri della tubercolosi. ”L’analisi microbiologica dei campioni estratti dai pazienti ai giorni nostri – spiega il coordinatore dello studio Mark Pallen – dimostra la presenza di un solo ceppo batterico in ciascun malato. Al contrario, cinque degli otto corpi che abbiamo analizzato nel nostro studio erano stati contagiati da piu’ batteri: in un individuo abbiamo isolato addirittura tre ceppi differenti”. Le analisi sulle mummie hanno rivelato anche il caso drammatico di una madre di mezza eta’ morta per tubercolosi insieme alla figlia ormai adulta: entrambe sono risultate infette dagli stessi due ceppi batterici. Questa, spiegano i ricercatori, e’ la prima volta che viene documentato un legame tra due antichi casi di infezione da tubercolosi.

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