In questi due anni il “nuovo” acceleratore di particelle è stato potenziato ed è ora in grado di raggiungere livelli di energia quasi doppia rispetto a due anni fa
E’ stato riparato con successo il cortocircuito avvenuto dieci giorni fa in uno dei magneti del Large Hadron Collider di Ginevra, il più grande acceleratore di particelle del mondo, che potrà rientrare quindi in servizio “fra sabato e lunedì”: lo ha reso noto il Cern.
I test per la ripresa delle operazioni dell’Lhc, spento nel febbraio 2013 dopo aver scoperto il “bosone di Higgs” – una delle particelle fondamentali previste dal Modello Standard della fisica quantistica ancora mancanti all’appello – erano iniziati lo scorso 12 marzo.
In questi due anni il “nuovo” acceleratore di particelle è stato potenziato ed è ora in grado di raggiungere livelli di energia quasi doppia rispetto a due anni fa (il che equivale a una capacità doppia di “vedere” gli oggetti quantistici: l’Lhc è in sostanza un microscopio che invece di utilizzare fotoni o elettroni usa particelle quantistiche per sondare l’interno dell’atomo). L’Lhc avrebbe dovuto poi entrare gradualmente in funzione nel corso delle settimane successive, per essere in grado entro la fine di maggio di raggiungere dei valori di energia vicini alla potenza massima nominale, salita da 8 TeV a 14 TeV. Stanato il bosone di Higgs – fondamentale per l’esistenza della massa – il prossimo obiettivo dei ricercatori è scoprire se il Modello Standard spieghi tutto ciò che esiste oppure (ipotesi assai più probabile) se la Natura abbia in serbo altre sorprese: in particolare, verranno cercate le tracce della “supersimmetria”, che potrebbe spiegare la natura della materia ed energia oscure che permeano l’universo, ed eventuali segni dell’esistenza di altre dimensioni.
