I violenti temporali che hanno devastato il Pakistan nord-occidentale sarebbero stati innescati dal passaggio di un fronte freddo sull’Asia centrale
Il violento temporale che nella serata di domenica 26 Aprile ha duramente flagellato il Pakistan nord-occidentale, ed in modo particolare la regione di Peshawar, lungo il confine con il vicino Afghanistan, seminando morti e devastazioni, si è sviluppato sulla coda di un esteso fronte freddo (seguito da aria più fredda) che transitava fra l’Uzbekistan e il Turkmenistan.
I forti moti convettivi che hanno alimentato l’imponente sistema temporalesco a mesoscala responsabile dei forti rovesci temporaleschi che hanno colpito le aree montuose del Pakistan nord-occidentale e l’area di Peshawar, si sono attivati sulle province dell’Afghanistan orientale nel corso del pomeriggio di domenica 26 Aprile, non appena l’aria fredda post-frontale, che seguiva il passaggio di questo fronte freddo sull’Asia centrale, si è infiltrata sopra lo strato di aria calda e umida che da giorni si è accumulato nei medi e bassi strati, sopra le valli e le pianure del Pakistan centrale. I fortissimi contrasti termici che si sono venuti a creare, fra i medi e bassi strati, hanno contribuito a destabilizzare la colonna d’aria, con l’attivazione di violenti moti ascensionali che hanno spinto l’aria molto calda e umida verso gli strati superiori della tropopausa. Il vapore acqueo contenuto in seno all’aria calda salendo bruscamente verso l’alta troposfera si è rapidamente raffreddato, condensandosi in imponenti annuvolamenti cumuliformi che sotto la spinta dei potenti “updrafts” si sono spinti fino ai limiti della tropopausa.
La caratteristica di questi temporali è quella di essere caratterizzati da forti “updrafts”, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentale) che contribuisce a far esplodere verso l’alto i cumulonembi, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli, ben oltre i 12-14 km di spessore. Ma oltre al fortissimo “gradiente termico verticale”, prodotto dalle infiltrazioni di aria più fredda nella media troposfera, il passaggio del ramo principale del “getto sub-tropicale”, fra Afghanistan centro-meridionale e Pakistan centro-settentrionale, ha fortemente instabilizzato anche la parte superiore della troposfera, creando l’ambiente ideale per lo scoppio della convenzione “forzata”, con correnti ascensionali molto violente che hanno interessato l’intera colonna troposferica, fino a sfondare i limiti della tropopausa. Questo perché il passaggio del ramo principale del “getto sub-tropicale” ha costretto l’aria, quella più vicina alla superficie terrestre, a risalire in modo turbolento verso l’alto, in modo da colmare l’effetto “vuoto” indotto proprio dalle correnti più intense del “getto” stesso.
Proprio per questo motivo alle volte la “corrente a getto” può rappresentare un fattore fondamentale per lo sviluppo e lo scoppio delle temibili “Supercelle” o degli ormai noti “sistemi temporaleschi a mesoscala”, anche di tipo “V-Shaped”. Analizzando nel dettaglio le immagini satellitari, quando l’imponente sistema temporalesco a mesoscala si trovava posizionato sul Pakistan nord-occidentale, è stato possibile osservare una piccola “Flanking line”, sul margine più occidentale del sistema convettivo, che ha dato una parziale alimentazione all’attività temporalesca. La “Flanking line” è una estesa linea di cumuli e congesti molto sviluppati che vanno ad alimentare il sistema temporalesco che l’ha generata, visto che le cumulogenesi, non trovando alcun ostacolo davanti, possono aspirare e rifornire il temporale di masse d’aria calde e umide (ottimo carburante per la convenzione), rendendolo più duratura e intenso.
Questo violento temporale, essendo stato prodotto da infiltrazioni in quota, nell’alta troposfera, di masse d’aria molto secche e fredde, si è accompagnato anche ad un fortissimo “gradiente igrometrico verticale” che ha enfatizzato ulteriormente la convenzione. In genere in queste situazioni di convezione molto profonda, quando le sommità ghiacciate dei cumulonembi sfondano fino ai limiti più meridionali della stratosfera, in ambiente molto freddo e secchissimo, si possono venire a creare le situazioni ideali per intense grandinate. I danni maggiori però sono stati prodotti proprio dai forti colpi di vento che hanno accompagnato il passaggio del “Cluster temporalesco”. Le forti raffiche di vento legate al “downburst” del temporale, oltre i 100-120 km/h, hanno provocato il crollo dei tetti di alcune abitazioni, causando gravi danni alle infrastrutture del paese. Il muro di pioggia del temporale, a causa del fortissimo squilibrio termico prodotto, ha creato un “downburst” veramente violento che ha provocato ingentissimi danni, sradicando alberi e abbattendo pali della luce. Purtroppo a seguito dei danni e degli allagamenti nella sola Peshawar si sono contati 44 morti e oltre 202 feriti. Si tratta di un numero di vittime davvero molto elevato.
I forti venti e i rovesci hanno danneggiato in modo grave i frutteti e i campi di grano, come riportato da Mushtaq Ghani, ministro per l’Informazione del Khyber Pakhtunkhwa, provincia di cui Peshawar è il capoluogo. Il poderoso “Cluster” prima di dissiparsi sulle zone montuose del Pakistan nord-orientale si è spostato verso levante, raggiungendo nella mattinata di ieri la regione del Punjab, la più popolosa del Pakistan, dove si sono verificati forti temporali con colpi di vento e brevi gradinate che hanno colpito la regione della capitale Islamabad e le aree limitrofe ad essa.