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Spendiamo un poco di denaro pubblico, lasciamo le cose come stanno e … non “diamo fastidio” alle prossime elezioni regionali
Ieri sera si è tenuto il dibattito sul tema NAPOLI TRA DUE VULCANI: LA SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE A RISCHIO presso l’Istituto degli Studi Filosofici con le relazioni dell’Assessore Cosenza e dei colleghi geologi Giuseppe Rolandi e Benedetto De Vivo. Nella mattinata di ieri avevo pubblicato una nota nella quale evidenziavo che i cittadini ci sono andati e ci stanno volontariamente nelle aree a rischio vulcanico. Nessuno li ha “mandati”. In un’altra mia nota dal titolo “NAPOLI TRA DUE VULCANI, I COMUNI VESUVIANI ATTORNO AL VULCANO, QUELLI FLEGREI DENTRO AI VULCANI, EPPURE I CITTADINI NON PRETENDONO DI ESSERE SALVAGUARDATI” ho evidenziato che lo scorso anno è stato aggiornato il Piano nazionale di emergenza per il Vesuvio emanato nel 2001.
La “zona rossa” è l’area per cui l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione. A differenza di quella individuata nel Piano del 2001, la nuova zona rossa comprende oltre ad un’area esposta all’invasione di flussi piroclastici, definita “zona rossa 1”, anche un’area soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici (ceneri vulcaniche e lapilli), definita “zona rossa 2”. Recentemente è stata rivisitata dalla Giunta della Regione Campania la nuova perimetrazione della Zona rossa dei Campi Flegrei includendo zone che la precedente perimetrazione del 2001 teneva fuori: 2 delle 4 circoscrizioni diPozzuoli, Quarto, Marano, una parte di Giugliano, Posillipo, parte di Vomero, Arenella e Chiaia fino a Pizzofalcone. Sono azioni che i responsabili delle Istituzioni hanno svolto liberamente senza alcuna pressione da parte dei cittadini che abitano nelle zone vulcaniche a rischio. In parole povere non c’è mai stata una pressante richiesta da parte dei cittadini che si basasse su una necessità di essere salvaguardati dal rischio vulcanico. Che io ricordi i cittadini che abitano in queste aree vulcaniche a rischio si sono mobilitati più volte esclusivamente per richiedere la salvaguardia del territorio rispetto alle discariche di rifiuti che dal 2007 in poi l’Istituzione preposta alla risoluzione dell’emergenza rifiuti in Campania voleva imporre in siti non idonei geoambientalmente quali le discariche a fossa di Chiaiano, Quarto, Terzigno. Purtroppo la loro pressante richiesta non ha evitato che si immettessero nel sottosuolo due tumori di rifiuti: uno a Chiaiano e l’altro a Terzigno. Entrambe in aree protette ambientalmente. Mai sentito di manifestazioni popolari che richiedessero la salvaguardia rispetto al rischio vulcanico. Eppure il rischio vulcanico è reale e permanente: i cittadini si sono insediati volontariamente e nessuno ha contrastato l’urbanizzazione avvenuta nell’ambito delle vigenti leggi e abusivamente in sintonia tra istituzioni e imprenditori non rispettosi delle leggi, si fa per dire, naturalmente! I piani di salvaguardia occorrevano dall’immediato dopoguerra! L’urbanizzazione che non doveva esserci invece è stata fatta: dentro e attorno ai vulcani attivi. Circa un milione e mezzo di cittadini hanno avuto una offerta di alloggio e si sono insediati. Da almeno 15 anni i responsabili delle istituzioni si sono resi conto che bisogna fare qualcosa: non fosse altro che per “mettersi a posto” elaborando piani di evacuazione e di emergenza che non hanno avuto alcun impatto reale sul territorio. Eppure il rischio è reale: fare finta di niente non è da animali saggi! I cittadini stanno bene dove stanno, i responsabili delle istituzioni si “mettono a posto” elaborando piani cartacei così se malauguratamente si dovesse verificare “un problema” nessuno può dire che non hanno fatto niente! E tutto finisce qua? Ma il rischio rimane! Ci vogliono molti soldi per migliorare le cose, naturalmente! E dove si prendono? Allora i piani si concretizzeranno solo in nuovi vincoli, necessari ma che erano necessari già alla fine della seconda guerra mondiale! Ma allora è risolvibile o no questo problema del rischio vulcanico? Nel frattempo, come molto spesso capita, speriamo che io me la cavo! Il problema della salvaguardia della popolazione a rischio non è “sentito” dai cittadini ma dai rappresentanti delle istituzioni pubbliche che fino ad ora sono stati troppo distratti lasciando che si urbanizzassero fino alla saturazione aree a rischio vulcanico elevato e permanente. Oggi, infatti, non possono più fare finta di niente lasciando urbanizzare le aree a rischio vulcanico. E’ evidente che oggi gli amministratori devono mettere a posto le loro carte dal momento che potrebbero essere perseguiti, in seguito a qualche problema vulcanico da scongiurare, per non avere evitato la continua urbanizzazione delle aree vulcaniche e non avere fatto niente per “migliorare” le condizioni di sicurezza delle aree urbanizzate caoticamente e spensieratamente negli anni precedenti. Ho avanzato serie perplessità sul fatto che il problema sia risolvibile tenendo conto del “materiale umano” disponibile tra coloro che hanno fatto, fanno e faranno gli amministratori pubblici che sono espressione della maggioranza dei cittadini elettori! Ho pure affermato che tenendo conto del “materiale umano” disponibile tra coloro che hanno fatto, fanno e faranno gli amministratori pubblici sono convinto che non resta che affidarsi a “speriamo che io me la cavo”! Soluzioni per stare un poco più al sicuro ce ne sono: ma con chi si discutono? Con il “materiale umano” disponibile tra coloro che hanno fatto, fanno e faranno gli amministratori pubblici? Con i cittadini che stanno bene dove stanno e non si rendono conto che devono essere salvaguardati? Ecco che per i responsabili delle Istituzioni, in questo quadro, è meglio mettere a posto le loro carte! Nel dibattito di ieri pomeriggio i professori Rolandi e De Vivo hanno evidenziato l’approssimazione dei dati scientifici su cui si basa e si sono basate le perimetrazioni delle aree a rischio fatte dalla Protezione Civile. E non è una novità. Si è evidenziata la sudditanza di apparati universitari e istituti di ricerca rispetto a chi comanda! L’assessore ha detto che si è basato sui dati validati dalla protezione civile nazionale, come se non sapesse che a Napoli ci sono grandi esperti come Rolandi e De Vivo. Grandi esperti ma…scomodi per chi vuole “COMANDARE” senza vincoli, evidentemente. Diciamo che ha fatto “il pesce in barile” attribuendo la responsabilità dei dati scientifici alla Protezione Civile Nazionale e invitando i colleghi Rolandi e De Vivo a contrastare scientificamente i dati vulcanologici che lui però ha validato accettandoli subito come buoni! Ha fatto capire che non è automatico che anche nelle zone a rischio flegree non si possa più costruire. Ha accennato agli interventi che sta portando avanti come vie di fuga. Si è capito che sono interventi che, ovviamente, costeranno ma che non miglioreranno radicalmente la situazione. Essenzialmente costeranno ma non daranno “fastidio” alle prossime elezioni regionali. I cittadini che volontariamente abitano nelle zone a rischio vulcanico, più o meno, continueranno a stare come prima. Rispetto a prima si è comunque fatto un passo in avanti. Ma molto rimane da fare e si poteva già avviare! Gli amministratori finalmente potranno dire di avere fatto il loro dovere…poi…sono fatti di chi amministrerà in futuro! E…speriamo sempre “che io me la cavo” avendo scelto di vivere in zone a rischio vulcanico permanente!