Nepal, caos e rabbia dopo il terremoto: proteste e scontri a Kathmandu

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Terremoto Nepal: si scatena la rabbia dei sopravvissuti, scontri con le forze dell’ordine

Dopo il disastro, la rabbia. I sopravvissuti al terremoto di sabato in Nepal sono stremati dalle scosse di assestamento, dai ritardi negli aiuti e dall’inadeguata gestione dell’emergenza da parte del governo. E sono scoppiati scontri a Kathmandu dove la polizia ha dovuto caricare la folla ammassatasi alla stazione delle corriere con la speranza di lasciare la citta’. Intanto e’ sceso a tre il numero degli italiani che l’Unita’ di Crisi sta ancora cercando di rintracciare, ha reso noto la Farnesina aggiungendo che “continua l’intenso lavoro dell’Unita’ di Crisi per il rimpatrio dei connazionali con ogni mezzo disponibile, impiegando mezzi militari in collaborazione con il Comando Operativo Interforze e voli commerciali in partenza da Kathmandu.

LaPresse/Reuters

Il primo nucleo di italiani e’ atteso a Milano nella prima mattinata di domani, imbarcato dall’Unita’ di Crisi in un volo commerciale. Altri due voli civili sono in partenza domani dalla capitale nepalese per Abu Dhabi, e proseguiranno verso Roma e Milano, in base alle necessita’ dei connazionali. E sta per arrivare a Kathmandu il cargo del governo italiano (con tende, ricoveri, coperte, potabilizzatori e serbatoi per l’acqua) che aiutera’ il lavoro delle ong sul campo.

L’Onu ha quantificato in 425 mln di dlr per i prossimi tre mesi gli aiuti piu’ urgenti: in termini pratici si traduce in alloggi provvisori, acqua, alimenti, servizi igienico-sanitari di base, interventi medici urgenti e protezione delle persone piu’ vulnerabili come donne e bambini. Mentre il governo di Kathmandu ha chiesto circa mezzo milione di tende per i senzatetto.

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Ma quattro giorni dopo il sisma, la capitale e’ una polveriera di rabbia e tensioni: a migliaia si erano radunati vicino alla stazione delle corriere e quando si sono accorti che non c’era traccia delle 250 corse supplementari promesse dal governo per favorire gli spostamenti, ci sono stati scontri con la polizia. Anche il premier, Sushil Koiral, in visita a un ospedale di Kathmandu, e’ stato contestato. Koiral ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Usa Barack Obama, che gli ha assicurato un grande sforzo americano in termini di aiuti. Tra gli errori rimproverati al governo, anche aver chiesto ai Paesi che si erano offerti di non inviare piu’ team di soccorritori e medici. Le scosse sono diminuite in modo significativo, ma centinaia di migliaia di persone continuano a dormire in strada, perche’ le loro case sono distrutte o gravemente danneggiate. E non si ferma l’esodo dalla valle di Kathmandu, la piu’ a rischio: per paura di nuove scosse, 340.000 persone hanno gia’ abbandonato la zona (66mila solo oggi).

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Il governo ha ammesso di essere stato travolto dall’enormita’ della catastrofe: “Ci sono stati alcuni punti deboli, ma il disastro e’ stato enorme e senza precedenti”, ha detto il ministro delle Comunicazioni, Minendra Rijal Kantipur. I primi elicotteri dei soccorsi sono riusciti ad atterrare nelle piu’ remote zone di montagna; e in altre zone, dove neanche gli elicotteri riescono ad atterrare, l’esercito ha cominciato a farsi strada via terra, prima in autobus, poi a piedi, inerpicandosi lungo sentieri sassosi, minacciati da frane e colpi di detriti. E cresce l’allarme perche’ ci sono sempre piu’ segnalazioni di casi di bambini soli o separati dalle famiglie: l’Unicef ha quantificato in 1,7 i piccoli che hanno urgente bisogno di aiuto. Unica nota positiva, il fatto che ancora si trovi qualcuno vivo sotto le macerie: a Kathmandu e’ stato recuperato un 27enne sotto le macerie di un hotel, 82 ore dopo il sisma. Per mantenersi in vita, aveva bevuto la sua urina.

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