Fanno parte di un gruppo di nove esperimenti portati avanti da Cristoforetti durante la missione ‘Futura’
L’astronauta italiana Samantha Cristoforetti ha portato a termine gli esperimenti di biologia Nanoparticles and Osteoporosis (Nato) e Cell Shape and Expression (Cytospace). Entrambi erano arrivati sulla Stazione spaziale internazionale la scorsa settimana con il cargo SpaceX-6, lanciato dalla base del Kennedy Space Center in Florida. Fanno parte di un gruppo di nove esperimenti portati avanti da Cristoforetti durante la missione ‘Futura’, giunta al quinto e penultimo mese di attivita’. L’esperimento Nato, guidato da Livia Visai, riguarda la ricerca sulla osteoporosi, una malattia scheletrica multifattoriale che puo’ essere correlata a diversi fattori di rischio. Il progetto e’ stato realizzato dal Dipartimento di Medicina Molecolare, Unita’ di Biochimica, Laboratorio di Nanotecnologie, dell’Universita’ degli Studi di Pavia, dal Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Facolta’ di Farmacia, dell’Universita’ degli Studi di Milano, dall’Istituto di Cristallografia del CNR e dalla Kayser Italia ed ha l’obiettivo di verificare l’efficacia dell’impiego di alcune nanoparticelle sulle cellule ossee come contromisura per attivare la formazione di tessuto osseo e ridurne il processo di riassorbimento. Le ricadute di questo esperimento sono scientifico-tecnologiche, per la ricerca delle misure di contrasto alle problematiche inerenti la riduzione di massa minerale ossea, indotta dalla permanenza nello Spazio o per invecchiamento sulla terra. Lo studio di queste contromisure e’ destinato ad avere sia ricadute sociali, per la riduzione dei costi e il miglioramento della qualita’ della vita di coloro che invecchiano cosi’ come di coloro che lavoreranno nello Spazio, sia anche economiche, per i possibili trasferimenti tecnologici alle industrie di settore, che potranno cosi’ accrescere la propria competitivita’ a livello internazionale.
Cytospace ha come responsabili scientifici Marco Vukich e Alessandro Palombo. È stato realizzato dalla Kayser Italia e dal Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare dell’Universita’ La Sapienza di Roma. L’esperimento ha l’obiettivo di definire un modello in grado di descrivere l’influenza del fattore fisico microgravita’ sull’espressione genica, influenza che si esercita attraverso la modificazione della forma cellulare. Il modello microgravitazionale costituisce una opportunita’ unica per capire in che modo le forze fisiche siano in grado di determinare il destino dei sistemi biologici complessi. Queste forze, infatti, interferiscono con il citoscheletro della cellula e lo modificano, determinando stravolgimenti di forma e una lunga cascata di reazioni che interessano pressoche’ tutte le principali funzioni cellulari. Per quanto riguarda le ricadute, e’ verosimile che il progresso nelle conoscenze di questi meccanismi si possa tradurre in un progresso nella terapia di numerose affezioni in cui il citoscheletro e la forma cellulare sono coinvolti, quali le patologie del connettivo, l’osteoporosi, il cancro.