Temporali e forti venti orientali sferzano la pianura Padana, ecco perché l’ingresso dell’aria fredda si è accompagnato a forti colpi di vento

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Una intensa ventilazione da Est ha accompagnato l’ingresso dell’aria fredda sulla pianura Padana, registrate raffiche fino a 70-80 km/h

Come previsto l’ingresso dell’aria fredda sulle regioni settentrionali è stato accompagnato dall’irrompere di venti piuttosto intensi che hanno spazzato dapprima il Golfo di Trieste, l’Istria e la Dalmazia, per poi estendersi all’alto Adriatico, per sferzare le coste del Friuli, del Veneto e della Romagna, con autentiche burrasche da E-NE e NE. Questo perché la massa d’aria fredda, essendo molto più densa e pesante, dopo aver scavalcato i rilievi del Carso e i valichi presenti lungo le Alpi Dinariche, si è versata di colpo sull’Adriatico settentrionale, determinando un graduale aumento dei valori della pressione barometrica, ad iniziare proprio dalle regioni nord-orientali, mentre nel cuore della pianura Padana insisteva ancora aria decisamente più mite, con una pressione inferiore.

Questo significativo “gradiente barico”, sommandosi al “gradiente termico” che si è prodotto con l’ingresso del limite dell’aria fredda sul Veneto e lungo le coste della Romagna, ha prodotto gli intensi colpi di vento che nel pomeriggio di oggi hanno interessato quasi tutte le regioni del nord, ed in modo particolare le coste del Friuli e del Veneto, dove sono state registrate raffiche di picco di ben 70-80 km/h nei punti meglio aperti alle burrasche provenienti da Est (dal Golfo di Trieste). Le raffiche più forti si sono archiviate nella stazione meteorologica di Jesolo e in quella di Lignano Sabbie D’Oro, con picchi di ben oltre gli 80 km/h. Dopo aver raggiunto le coste del Friuli, del Veneto e della Romagna l’intensa ventilazione da Est e E-NE è poi penetrata all’interno della pianura Padana, incanalandosi fra le pianure del Veneto, dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, come sostenuti venti da Est, E-NE che hanno toccato picchi di 50-60 km/h, localmente anche più fra il trevigiano, il veneziano, il veronese e il bresciano.

Il temporale con successiva grandinata osservato nel pomeriggio odierno su Milano

Le raffiche più forti si sono avute proprio durante l’ingresso del cosiddetto “limite dell’aria fredda”, ossia lungo la parte più avanzante di questo fronte freddo che come previsto ha innescato anche un certo “forcing” convettivo, con lo sviluppo di diverse “Cellule temporalesche”, per il sollevamento forzato dell’aria più mite e umida preesistente in prossimità del suolo e il “forcing” di natura orografica lungo le pedemontane dell’Appennino Emiliano e delle Alpi occidentali indotto proprio dall’ingresso dei freddi venti orientali. La forzante orografica, sommandosi al sollevamento forzato dell’aria tiepida e umida presente nei bassi strati, ha dato il contributo determinante nello sviluppo dei sistemi convettivi responsabili dei forti rovesci di pioggia e delle brevi ma intense grandinate che nel pomeriggio odierno si sono abbattute all’improvviso su diverse città del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, causando anche non pochi disagi a causa di allagamenti e di rami di alberi spezzati dalle intense raffiche di vento da Est. Una breve ma intensa grandinata ha colpito pure la stessa Milano durante il tardo pomeriggio, creando qualche disagio.

Ora la ventilazione dai quadranti orientali, dopo aver superato la pianura lombarda (qui il vento andrà ad indebolirsi dalla nottata) sta interessando quella piemontese, raggiungendo il Piemonte, dove soffiano venti piuttosto sostenuti, generalmente da NE e E-NE, con raffiche prossime ai 40-50 km/h. Questa sostenuta ventilazione orientale nel corso della nottata impatterà contro i primi baluardi montuosi delle Alpi occidentali, innescando una sorta di circolazione a gomito sul Piemonte centro-meridionale che originerà il “Cold Air Damming”. La particolare conformazione orografica del Piemonte occidentale tende a far deviare l’originale flusso orientale, in arrivo dal Veneto e dalla Lombardia, instaurando nei bassi strati una circolazione ciclonica, con i venti che all’altezza del torinese e astigiano tendono a fluire da NE e N-NE, mentre sul basso Piemonte, fra le alture del cuneese e l’alessandrino, le correnti seguono un andamento fra Nord e Nord-Ovest, data la particolare morfologia dell’area, con l’Appennino Ligure che incalza a sud.

Si viene così ad originare una bassa pressione di chiara origine orografica, strutturata nei bassi strati, capace di influenzare l’andamento meteorologico in tutta la fascia occidentale della pianura Padana, con risentimenti sino alla Liguria. In seno a tale circolazione depressionaria orografica, l’aria molto fredda stagna nei bassi strati, favorendo la formazione di un estesa banda di stratocumuli o strati più compatti (si tratta di nubi basse che possono presentare una base prossima al suolo) che possono accompagnare una copertura totale del cielo su tutto il Piemonte occidentale e meridionale. Nubi che addossate al versante orientale delle Alpi occidentali e al versante padano dell’Appennino Ligure possono anche dare luogo a delle deboli precipitazioni sparse. Nonostante l’afflusso della ventilazione orientale, a volte pure sostenuta se coadiuvata da un bel “gradiente barico orizzontale” fra l’Italia centro-settentrionale e l’Europa centrale (quando a nord delle Alpi si distende un promontorio anticiclonico), l’umidità rimane molto elevata nei bassi strati, favorendo lo sviluppo di queste estese bande nuvolose stratificate, come strati o stratocumuli.

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