Negli ultimi 60 anni il numero di over 65 è aumentato di oltre 30 volte. Oggi sono 13 milioni. Ipertensione, diabete, cardiopatie e tumori le patologie più diffuse
Il Servizio Sanitario Nazionale è paragonabile a una nave che si sta dirigendo verso la tempesta perfetta. Gli elementi per prevedere lo scenario imminente sono chiari: aumento progressivo delle malattie croniche (ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e tumori), tagli alla spesa sanitaria, scarsi investimenti strutturali, blocco del turn over. Bastano alcuni numeri per comprendere la portata del possibile ‘naufragio’: negli ultimi 60 anni in Italia il numero di cittadini di età pari o superiore ai 65 anni è aumentato di oltre 30 volte. Nel 2015 sono previsti oltre 13 milioni di over 65 e, in base ai dati ISTAT, nel 2030 saranno più di 16 milioni. Nell’ultimo ventennio la proporzione di italiani affetti da almeno una malattia cronica è aumentata dal 35,1 al 37,9% (pari a 2,7 milioni di cittadini), mentre la percentuale di persone colpite da almeno due di queste patologie è passata dal 17,7 al 20% (2 milioni). I ‘multicronici’ saranno quasi 13 milioni nel 2024 e oltre 14 milioni nel 2034, pari rispettivamente al 20,2% e 22,6% della popolazione (nel 2013 si attesta al 14,4%). Il sistema rischia di non riuscire a reggere le crescenti richieste di salute di questi cittadini. Ma la nave si può salvare e la ricetta è contenuta nel volume “La tempesta perfetta” (ed. Vita e Pensiero, pp. 138), presentato oggi al Ministero della Salute con l’intervento del Ministro, Beatrice Lorenzin, e degli autori, Walter Ricciardi, Claudio Cricelli, Vincenzo Atella e Federico Serra. “Innanzitutto – spiega il prof. Walter Ricciardi, Ordinario di Igiene presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità – è necessario evitare che il Sistema Sanitario Nazionale sia l’espressione, a volte schizofrenica, delle volontà di 21 Regioni e Province Autonome che, in nome della riforma federalista, interpretano il dettato costituzionale come possibilità di operare senza vincoli, salvo poi trovare un salvatore di ultima istanza nello Stato. Questo non significa voler tornare indietro al dirigismo centralista precedente agli anni 2000. I vantaggi di una gestione locale più vicina al paziente sono a tutti noti e, quindi, vanno preservati. Deve però essere rivalutato il ruolo di cooperazione e di scambio di esperienze tra Regioni e tra Centro e Regioni che in questi anni è venuto a mancare per vari motivi. Questa fase di ristrettezze economiche potrebbe rappresentare un’opportunità proprio per migliorare l’efficienza del sistema, eliminando la corruzione e gli sprechi che lo affliggono grazie ad una vera e sistematizzata valutazione delle performance e all’applicazione di una logica dell’accountability”. Nel 2011 in Italia la spesa sanitaria rappresentava il 9,2% del PIL, una percentuale leggermente inferiore alla media dei Paesi dell’OCSE (9,3%), ma decisamente più bassa rispetto a quella di altre nazioni europee come i Paesi Bassi (11,9%), la Francia (11,6%) e la Germania (11,3%). “Le dinamiche osservate dal 2011 fino a oggi sul fronte del finanziamento pubblico alla Sanità ci lasciano immaginare che non vi saranno risorse aggiuntive in questo settore – sottolinea il dott. Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). La sanità nel nostro Paese va cambiata in modo strutturale. È necessario introdurre politiche efficaci per prevenire le malattie, rafforzare l’accesso a un’assistenza primaria di qualità e migliorare il coordinamento delle cure, soprattutto per le persone con patologie croniche. I vantaggi di questa operazione sono elevatissimi e consentiranno di traghettare la nave del sistema sanitario verso un porto sicuro”. L’Italia, in merito ai corretti stili di vita, si attesta fra le peggiori realtà europee. Il nostro Paese è, infatti, terzo, dietro a Grecia e Stati Uniti, presentando il 30,9% di bambine tra i 5 ed i 17 anni di età in condizione di sovrappeso o obesità, nonostante un patrimonio di tradizioni e cultura legato ai benefici della dieta mediterranea. Differisce non di molto la situazione legata ai maschi che vede i bambini italiani dietro ai coetanei di Grecia, Stati Uniti e Spagna, con il 32,4% di obesi o sovrappeso (media europea: 22,9%). E il 39,2% degli italiani (23 milioni di persone) è sedentario. “La nuova rotta – continua il dott. Cricelli – dovrà spostare risorse economiche e umane dalla cura delle malattie alla prevenzione. Questo imporrà di dover ‘re-ingegnerizzare’ l’intero Servizio Sanitario Nazionale, formando una nuova classe di professionisti della salute preventiva e trasformare, mettendole in rete, le strutture già esistenti sul territorio (ad es. strutture sanitarie, scuole alberghiere, scuole primarie e secondarie, palestre pubbliche) per educare attivamente i cittadini alla tutela della propria salute”.