Fra i materiali esposti nell’Osservatorio fondato 174 anni fa da Ferdinando II di Borbone, vi sono: lettere, telegrammi, taccuini di campagna
Il primo sismografo che ha registrato un terremoto, precursore dei sismografi moderni, e attrezzature per calarsi nella bocca del Vesuvio realizzate con apparecchiature e maschere antigas della prima guerra mondiale: sono alcuni degli strumenti esposti nel primo Osservatorio vulcanologico al mondo, sede storica della sezione dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia (Ingv) di Napoli. Riaperto dopo un lavoro di recupero e restauro durato 12 mesi, l’Osservatorio e’ diventato un museo dedicato alle apparecchiature che hanno fatto la storia della vulcanologia. Per l’occasione, all’antica sede e’ arrivato anche il riconoscimento di luogo storico della Fisica Internazionale da parte della Societa’ di Fisica Europea ‘European Physical Society (EPS). Fra i materiali esposti nell’Osservatorio fondato 174 anni fa da Ferdinando II di Borbone, vi sono: lettere, telegrammi, taccuini di campagna. Vi e’ anche una ricca collezione di minerali e rocce, medaglie di lava, realizzate con la lava calda per celebrare occasioni speciali, campioni di ceneri e pomici. Fiore all’occhiello del museo sono gli strumenti e le attrezzature che venivano utilizzate per studiare i vulcani, ideate dagli scienziati che lavoravano all’Osservatorio, come Macedonio Melloni e Luigi Palmieri. Fra questi vi e’ il sismografo di Palmieri, che per la prima volta ha registrato arrivo, fine dei terremoti e la forza. Il magnetometro di Melloni, invece, per la prima volta ha misurato il magnetismo registrato dalle rocce vulcaniche. Ma l’antico Osservatorio non sara’ solo un Museo, si aprira’ anche al pubblico perche’, spiega il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale, ”sara’ un punto di riferimento per la divulgazione perche’ la conoscenza e’ fondamentale per mitigare il rischio vulcanico”. Per il presidente dell’Ingv, Stefano Gresta, l’Osservatorio Vesuviano e’ la punta di diamante delle sedi storiche dell’Ingv e l’apertura del nuovo allestimento espositivo ”portera’ non solo un ampliamento della fruibilita’ dei patrimonio storico-scientifico dell’Osservatorio ma anche un arricchimento e diversificazione dell’offerta turistico-culturale”.