Bioingegneria in agricoltura; “invece di dire ‘no’, serve legge che tuteli uomo e ambiente in modo razionale”bioingegneria
“Penso che colture bio-ingegnerizzate non faranno male a nessuno, ma bisogna fare un’attenta sorveglianza sugli effetti che avranno sulle piante, quindi servono studi per capire come applicare al meglio questo processo. Non vogliamo promettere miracoli di sicurezza, ma non credo che ci saranno problemi”. Lo ha affermato il biologo americano Andrew Fire, che nel 2006 ha ricevuto il premio Nobel insieme al collega Craig Mello, per aver scoperto il silenziamento dei geni attraverso l’utilizzo dell’Rna a doppia elica. Fire, che ha tenuto questa sera una lectio magistralis a Bologna nell’ambito del Festival dellascienza medica davanti ad una platea gremita di giovani e studenti, ha spiegato che “potremmo creare piante migliori, ma anche piante sbagliate, come un’uva troppo amara o un sedano troppo zuccherino, per questo bisogna sorvegliare e credo che, invece di dire ‘no’, potremmo prevedere una struttura normativa che tuteli l’uomo e l’ambiente” senza rinunciare all’ingegneria genetica. Una legge, dunque, sulla bioingegneria genetica, che è una disciplina “razionale e possiamo usarla in modo razionale per avere risultati efficaci e sicuri”. La genetica modificata, dunque, ha rimarcato Fire “potrebbe sostituire interventi chimici, grazie ad una metodica flessibile e rapida per ottenere un’agricoltura con caratteristiche migliori e più resistenti” all’attacco degli infestanti o dei parassiti. Più lunga la strada per utilizzare il silenziamento dei geni a fini clinici e terapeutici. Secondo il Premio Nobel infatti, “probabilmente è possibile introdurre l’Rna nelle cellule per disattivare geni che creano una sindrome o una malattia, su questo alcuni studi sono in corso ed esistono aziende che sono riuscite a sviluppare agenti terapeutici, ma la sfida è ancora complessa” e solo all’inizio. Il tutto considerando anche che dagli studi di laboratorio, è emerso che nell’uomo, il processo di silenziamento genetico, incontra diverse barriere che non fanno passare l’Rna a piccola interferenza, cui si aggiungono gli enzimi che lo degradano attraverso le ribonucleasi.